La creazione mediante le lettere è basata su alcune leggi, dunque le leggi del linguaggio sono le leggi della natura: sono le lettere della lingua ebraica che fanno da legame fra scienza e Kabbalah.
Nell'opera DNA ebraico, genetica e Kabbalah di Shazarahel viene messo in rilievo, ad esempio, il rapporto associativo fra la forma grafica della lettera Alèf ? ed il modello a doppia spirale del DNA; questa spirale compare anche disponendo in verticale una sequenza di lettere tzàdik ? o làmed ?.
Questo gioco di forme veniva già praticato dai kabbalisti del tredicesimo secolo; ne troviamo traccia in opere interamente dedicate alle lettere, come ad esempio in Peyrùsh haOtiyòt di R. Ya'akov ben Ya'akov haCohen ed in opere di Maestri che seguivano la Kabbalah linguistica, come R. Avrahàm Abulafia e R. Yossèf Gikatilla.
Anche R. Moshé Cordovero nella sua fondamentale opera kabbalistica, Pardés Rimonìm, fa uso di questo tipo di associazioni grafiche. Ad esempio la lettera ? viene vista come un piano ed una mappa del cosmo, fondamento degli elementi fuoco ed acqua, delle direzioni est ed ovest e delle sfere kabbalistiche (capitolo 8, paragrafo 11).
Uno dei libri di filosofia del tredicesimo secolo, scritto da R. Yitzhak ibn Latiff, è chiamato Tzuràt ha'Olàm, La Forma del Mondo. Un altro libro s'intitola invece Piccolo Mondo, 'Olàm Katàn, dove vediamo i kabbalisti camminare sulle tracce dei filosofi.
I mistici delle correnti legate allo Zohar, che all'inizio seguivano i passi di Rambam Maimonide, mettevano in relazione concetti di base tratti dalla filosofica aristotelica, che contenevano anche riferimenti alla scienza dell'epoca. Essi hanno concepito il cosmo come composto di tre mondi, tre livelli posti uno sull'altro, dove il più elevato influenza quello che sta in basso.
Il mondo superiore è la dimora degli intelletti separati, ossia degli angeli. Il mondo mediano è spazio di astri e pianeti; il mondo in basso è il nostro mondo, il mondo materiale che muta, degenera e muore.
A partire da questo schema, R. Moshé Cordovero ha collocato diversi elementi nei diversi livelli, fra cui i punti vocalici: ne tratta nella sua grande opera Ghinàt Egòz, Il giardino delle noci, così come nel testo Sha'ar haNikùd, La porta del punto.
Le vocali sono dei puntini apposti attorno alle lettere, generalmente al di sopra. Nella maggior parte dei testi o dei manoscritti, i punti vocalici non venivano trascritti sulla carta; essi risultavano dunque invisibili allo sguardo e trasmessi solo per tradizione orale. Per questa ragione, nello sforzo di comprendere la struttura dei punti vocalici e la relazione che intercorre fra essi e le lettere, si raggiungeva la conoscenza del Creatore. R. Yossèf Gikatilla fu il primo a sviluppare questo tema e mostrare come i punti rappresentino da una parte i tre mondi e dall'altra le sfere dell'Albero della Vita.
Nel suo Ginat Egoz, R. Yossèf Gikatilla insegna come le lettere ?-?, la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, siano messe in movimento dalle cinque vocali1 di base presenti in tutte le lingue OUIEA (che ritroviamo anche nella fonologia moderna) e che sono alla base del movimento che caratterizza il nostro mondo: senza movimento non c'è vita. Da qui deriva il fatto che il mondo dipende dai segreti dei punti vocalici. Shazarahel ha scoperto che persino i punti del moderno alfabeto Brail si integrano nella mistica dei punti.
Il libro di Shazarahel segue la linea che unisce la kabbala e la scienza, ma a partire dal punto di vista della scienza moderna del ventunesimo secolo.
Il libro che ci sta dinanzi guida il lettore da ciò che è invisibile al mondo della saggezza nascosta della Kabbalah.
Dr. Orna Rachel Wiener2