Terapia verbale e Kabbalah

Terapia verbale e Kabbalah

di Domenico Lisi

tikkun - Shazarahel

Il linguaggio non è solo comunicazione ma anche creazione. Lo sa bene l’aspetto esoterico della mistica ebraica: la Kabbalah. Secondo questa antica conoscenza il linguaggio è sacro, sacre sono le lettere ebraiche, perché Dio attraverso di esse ha creato l’Universo.

Le 22 lettere dell’alfabeto ebraico non sono solo lettere ma anche archetipi, qualità energetiche.

Sono 22 come 22 sono i Tarocchi: il libro vivente della natura.

Così come tutto è stato creato con il verbo, così ogni sistema creato usa un linguaggio che gli è proprio. Ogni specie di animale ha un proprio linguaggio, i vegetali hanno un proprio linguaggio, gli esseri umani hanno un proprio linguaggio, che si differenzia dal contesto geografico e culturale in cui vive. Ma anche le cellule hanno un proprio linguaggio che gli permette di comunicare, ovvero di far fluire la vita nel corpo fisico.

Se, in qualsiasi ambito dell’esistenza, la comunicazione c’è ed è chiara la vita scorre secondo il disegno divino. Ma se la comunicazione non è possibile ci può essere solo il caos, come ricorda la Bibbia con la storia della torre di babele.

Nell’essere umano, che è la creatura più intelligente del creato, la più importante comunicazione è quella con se stesso, ma è allo stesso tempo anche la più difficile.

Difficile perché questa comunicazione è tra la mente razionale e l’inconscio e più avanti tra la mente razionale e il suo spirito. Più l’uomo è andato avanti con lo sviluppo della razionalità più ha perso le chiavi di accesso per comunicare con la propria essenza.

Questa separazione tra mente e inconscio, tra mente e corpo o tra mente ed emozioni ha creato in lui una malattia esistenziale.

Il linguaggio dell’inconscio è il linguaggio analogico, mentre il linguaggio del pensiero razionale è un linguaggio digitale. Uno vede l’insieme, vede l’unità, percepisce che tutto è correlato e che ogni cosa è la metafora di qualcos’altro, le sue lettere sono il simbolo, l’altro vede il particolare perché divide, separa, analizza cercando di capire estrapolando

l’osservato dal suo contesto.

Il linguaggio analogico è il linguaggio dell’universo, e bene lo sapevano i cabalisti che cercavano, attraverso la ghematria, l’analogia numerica delle lettere di una parola con un’altra. I cabalisti sapevano che Dio parla all’uomo attraverso segni, simboli, metafore e se l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio non può egli stesso non usare lo stesso linguaggio divino, prima di tutto con se stesso e poi con la Natura. Ed è così che

l’inconscio comunica alla conscio i suoi bisogni, i suoi desideri, i suoi malesseri.

Poiché il corpo è la forma fisica dell’inconscio e quindi delle emozioni di un essere umano,

quando c’è un sintomo, un dolore o una malattia significa che l’inconscio sta comunicando un malessere e lo fa con il suo linguaggio, l’unico che conosce: l’analogia. Il linguaggio analogico comunica attraverso metafore, motti di spirito, parabole, barzellette, proverbi, ma soprattutto attraverso l’arte.

Quando l’emisfero destro, sede del linguaggio analogico, è supportato e (soprattutto) rispettato da un emisfero sinistro, sede del linguaggio digitale, può fare grandi cose.

Quando il femminile è riconosciuto e valorizzato dal maschile così come quando il maschile è riconosciuto e valorizzato dal femminile si possono fare grandissime cose. Più l’emisfero sinistro si arricchisce di conoscenze e informazioni più l’emisfero destro può creare bellezza o tecnologia, ma affinché ci sia produzione artistica, culturale o tecnologica occorre che i due emisferi siano in comunicazione tra loro e quindi che tra i due emisferi ci sia armonia.

Così come, affinché ci sia ordine, l’emisfero destro comunica con l’emisfero sinistro, così la mente razionale impara il linguaggio analogico del corpo (che è espressione dell’inconscio).

La dottoressa Mereu ha intuito che solo attraverso il linguaggio universale, il linguaggio analogico, si può capire cosa ci sta dicendo il corpo con i suoi dolori e le sue malattie. Ha intuito che la malattia è l’unico linguaggio che il corpo conosce per esprimere le sue esigenze che in realtà sono le esigenze dell’anima, perché se è vero che il corpo è il

tempio di Dio, l’anima ne è la sua intelligenza. La terapia verbale ha scoperto le lettere universali di questo linguaggio che sono le emozioni e le immagini. È come se ci fossero, spingendoci con un esempio ardito, 11 emozioni e 11 immagini chiave che compongono un articolatissimo frasario di malattie e sintomi.

Ovviamente, affinché si posso interpretare questo linguaggio, occorre ascoltare o leggere il racconto del paziente in uno stato in cui è esaltato l’emisfero destro rispetto all’emisfero sinistro, in cui cioè si abbia una visione d’insieme dell’essere umano invece della visione parcellizzata tipica del linguaggio digitale-razionale.

Dott. Domenico Lisi

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