Parasha Balàk

 

Dio disse a Bil’am: non andare assieme a loro, non maledire il popolo, poiché esso è benedetto. Quella notte Il Signore apparve a Bil’àm e gli disse: Se quegli uomini sono venuti a chiamare proprio te, va’ pure con loro, tuttavia tu dovrai fare solo quello che io ti dirò. Bil’àm si levò presto al mattino sellò la propria asina e si avviò assieme ai notabili di Moav. (Numeri 22: 12 e 20 – 21).

 

“Se quegli uomini sono venuti a chiamate proprio te, va’ pure con loro”: da qui tu impari che per la strada che una persona vuole percorrere – lo si conduce.  Perché all’inizio gli è stato detto: “Non andare”, ma dato che ha avuto l’arroganza di andare – è andato, perché così è scritto “(Il Signore) si adirò perché lui andava – gli ha detto: Malvagio, io non desidero la morte dei malvagi! Ma poiché tu vuoi andare e perdere la vita – alzati e va’! (Bemidbàr Rabbà 20: 12)

 

Il protagonista di questa parashà, che prende il nome di Balàk re di Moàv, è Bil’am, chiamato da Balàk stesso a maledire Israele. Un personaggio difficile da definire: da una parte, la Torà lo descrive come un grande mago, capace di agire su forze occulte, in grado di modificare le decisioni di Dio, di trasformare la benedizione in maledizione; dall’altra i Maestri lo definiscono profeta, quando, commentando il verso della Torà “Non è sorto in Israele profeta come Mosè” affermano “In Israele non è sorto, ma tra i gentili è sorto, e chi è? Bil’àm.”

Chi era veramente Bil’àm? Una persona pronta a eseguire l’ordine divino oppure, al contrario, uomo dalla personalità ambigua, desideroso di potere e degli onori che gli propone Balàk, purché maledica Israele? ”.  Un’analisi di tutti gli aspetti di questo personaggio e dei collegamenti che la tradizione ha rilevato con altri protagonisti della storia ci porterebbe lontano e ci permetterebbe di individuare quali sono i sottintesi nascosti nei midrashim su Bil’am. Ci limiteremo qui a un solo particolare.

Il midràsh nota che nella Torà all’inizio Dio si oppone alla “missione” di Bil’àm, ma poi cambia idea e gli dice di andare pure. Cosa è successo?

In effetti un’analisi puntuale del testo ci permette di osservare che all’inizio il Signore dice al mago-profeta di non andare assieme a loro (immaèm), mentre poi acconsente a che Bil’am li segua, ma dice “va’ con loro (ittàm)”, cosa ben diversa dalla prima. Bil’am, invece, si alza di buon mattino per andare assieme ai notabili di Moav, e Rashi commenta che Dio gli aveva detto appunto di non andare assieme a loro, cioè di non condividere il loro stesso scopo. Il midràsh aggiunge anche che, sebbene il mago fosse noto per la sua malvagità, Dio gli lancia una scialuppa di salvataggio per salvarlo dalla morte, che sarebbe sopravvenuta dopo nella guerra con Midiàn, alleato di Moav. Ma, in ultima analisi, a Bil’àm viene lasciata la libertà di decidere in quale direzione muoversi, ma sarà lui ad assumersene tutte le naturali conseguenze: un insegnamento, questo, valido per ogni uomo e non solo per il mago.

E’ interessante notare che anche dopo che Bil’àm ha deciso di andare assieme ai notabili di Moàv, Dio vuole impedire che Bil’àm si metta nei guai e gli dice di eseguire i suoi ordini.  Tutta la parashà è invece la descrizione dei tentativi da parte di Bil’àm di disobbedire all’ordine divino e di cercare di maledire Israele, come ripetutamente richiesto da Balàk.

Alla fine, dopo i ripetuti fallimenti, Bil’àm è costretto a benedire Israele con la migliore delle benedizioni mai date a Israele. Egli dice: “Quanto sono belle le tue tende, Israele”. E i Maestri commentano che questa benedizione era dovuta al fatto che Bil’àm aveva osservato che le porte delle tende di una famiglia non si affacciavano sulle porte di altre tende.

Il rispetto della privacy, secondo le norme stabilite dalla Halakhà, può essere la migliore delle benedizioni per una società. Un insegnamento da riproporre oggi che si discute del disegno di legge sulle intercettazioni.

 

Rav Scialom Bahbout

 

PARASHOT


 

 

 

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