IL TEMPIO DI GERUSALEMME

 

Il Tempio di Gerusalemme è il cuore dell’ebraismo :

  • Pietra fondamentale a partire dalla quale, secondo la tradizione, fu creato il mondo ;
  • luogo dalla cui polvere venne plasmato il primo uomo, Adamo ed Eva ;
  • Monte del sacrificio d’Isacco
  • Luogo della scala di Giacobbe
  • Centro di culto del monoteismo ebraico: obbligo di salire al Tempio tre volte all’anno durante le feste di pellegrinaggio (Sukkot, Pessah, Shavuot).
  • Monte del Tempio su cui saliranno tutti i popoli per adorarvi l’Unico D’.

Da due millenni il popolo ebraico, disperso per il mondo, in tutte le preghiere che scandiscono la sua vita, supplica D’ di ricostruire il Tempio nel Luogo della Sua Dimora. La ricostruzione del Tempio, spirituale e materiale, è lo scopo ultimo del ritorno del popolo d’Israele nella terra che D’ ha promesso ai nostri padri.

Nell’ebraismo l’arte è strettamente legata al Tempio di Gerusalemme.
La Torah attribuisce un ruolo sacro all’arte quando essa è messa a servizio del culto divino.
Il giovane artista Betzalel e la sua scuola, sono designati direttamente da D’ per la costruzione del Tabernacolo, la fabbricazione degli oggetti destinati al culto e la realizzazione delle vesti liturgiche (Es 36-38).
In questo senso la Torah assurge l’arte a ruolo di mitzvà, di comandamento positivo, in quanto l’esecuzione dei lavori di costruzione del Tempio diventa compimento dell’ordine divino.

La kabbalà ci svela che Betzalel era a conoscenza dell’arte della combinazione delle lettere. Nel suo nome, che letteralmente significa “Nell’ombra dell’Eterno”, sono custoditi i segreti kabballistici relativi alla sfera dell’arte, della luce e dei colori.
L’Accademia di “Belle Arti” di Gerusalemme porta il suo nome.
Uno degli scopi del sito è quello di approfondire, mediante le dispense messe a disposizione, lo studio simbolico del Tempio di Gerusalemme e dei suoi arredi da un punto di vista kabballistico: cosa si cela dietro ai cicli di “costruzione e distruzione” del Tempio? Qual è il significato esoterico legato all’idea della “ricostruzione del Terzo Tempio? Quale mistero si nasconde dietro alla Cortina del Tabernacolo?

 

ISTITUTO DEL TEMPIO

Ancora oggi l’arte è legata al Tempio di Gerusalemme in veste di strumento pedagogico che ci permette di varcare la soglia  delle alte sfere divine. E’ infatti grazie all’opera di numerosi artisti e artigiani se oggi possono rivivere gli oggetti del Tempio:

Fondato dopo la riconquista di Gerusalemme da Rav Israel Ariel, il Mah’on Hamikdash,  il « Museo del Tempio », situato nella città vecchia di Gerusalemme, a pochi passi dal Kotel, custodisce ed espone la riproduzione fedele di tutta l’oggettistica legata al culto sacro  all’interno del Bet Hamikdash, oltre a numerosissimi dipinti, quadri e illustrazioni che tentano di ricostruire nei dettagli, secondo le minuziose descrizioni raccolte nella Mishnà, la vita così come si svolgeva all’interno del Tempio.

L’ Istituto del Tempio, diretto da Rav Haim Richman e Rav Jean Mark Rosenfeld,
svolge diverse attività educative nelle scuole e nelle università del mondo finalizzate alla diffusione della conoscenza del Bet Hamikdash e del suo ruolo universale per la costruzione della pace nel mondo.

A questo proposito, è bene fare una precisazione: gli ebrei non hanno alcuna intenzione di distruggere la Moschea di Omar per ricostruire il Tempio; come spiega Rav Rosenfeld “Se fosse stata quella l’idea, non avremmo certo aspettato fino adesso!
I profeti hanno annunciato  che un fenomeno soprannaturale consentirà questa riedificazione…per la pace e il bene del mondo intero; allora i Giusti delle Nazioni si risveglieranno e diranno: ma questa è la sola soluzione! Poiché fino adesso non abbiamo trovato una soluzione politica. La pace mondiale sarà generata soltanto per mezzo del Tempio!”.

L’artista Shazarahel collabora con l’Istituto del Tempio di Gerusalemme, ed è autrice di una sceneggiatura cinematografica che illustra il ruolo simbolico e messianico del Tempio di Gerusalemme, che verrà ricostruito per essere casa di tutte le nazioni.

 

Il Miskan, il Tabernacolo nel deserto

 

IL SANTO E IL SANTO DEI SANTI NEL TABERNACOLO

Vediamo in questo poster il Kodesh con la Menorah, la Tavola dei Pani di Proposizione e l’Altare delle Offerte dei Profumi.
Dietro la tenda si trovava il Santo dei Santi dove era situata l’Arca dell’Alleanza.

 

Vista del Santo del Primo Tempio

Oltre al Candelabro e alla Tavola dei Pani di Proposizione dell’epoca del Tabernacolo, il re Salomone aggiunse al Primo Tempio ancora dieci Candelabri e diedi Tavole. I Candelabri erano disposti su due file parallele di cinque Candelabri ciascuna: quello di Mosè era collocato in prima fila, prossimo alla Parohet (velo di separazione fra il Santo dei Santi e il Santo). Le Tavole erano allineate parallelamente sul lato nord.

 

IL SECONDO TEMPIO DI GERUSALEMME

 

 

 

LA MENORAH

 

La Menorah collocata a sud potrebbe far scaturire la sua luce all’esterno del Tempio, poiché D’ ci ha detto che noi possiamo aggiungere altra luce a quella già esistente dal momento della creazione. Questi sette bracci potrebbero illuminare il mondo intero se noi ci conformassimo alla legge che D’ ci ha donato. Ogni braccio rappresenta uno dei sette giorni della settimana. Il braccio centrale rappresenta lo Shabbat, i tre bracci di destra rappresentano i tre giorni che precedono Shabbat e i tre a sinistra rappresentano i tre giorni che seguono Shabbat. I sei bracci convergono verso il centro.

I nostri Mestri ci insegnano che tutti i giorni della settimana devono essere una preparazione al giorno di Shabbat, questo giorno in cui D’ ha portato a termine la creazione e in cui ha chiesto anche a noi di riposarci. Il rispetto di questo giorno ci permette di essere in osmosi con D’.

 

LA  TAVOLA  DEI  PANI  DI  PROPOSIZIONE

 

Su questa Tavola d’oro erano collocati dodici pani che erano sostituiti ogni venerdì sera e che restavano caldi e soffici da un venerdì all’altro. Cosa significano dei pani in un ambiente di lusso? D’ ci dice: “Presenterete dodici pani in permanenza su questa Tavola d’oro”. C’è forse qualcosa di più sorprendente? I Nostri Maestri ci insegnano che il pane è l’alimento essenziale per l’uomo e che esso rappresenta il prodotto che “esce” dalla terra.  E allora, mi direte? Questo deve ricordarci che l’uomo ha la responsabilità della terra. Se ci occupiamo della terra, se la lavoriamo, se piantiamo a suo tempo, a suo tempo raccoglieremo. Ma a condizione che abbiamo un rapporto personale con D’ e che noi reclamiamo da Lui, nelle nostre preghiere, la pioggia e il sole a suo tempo. L’uomo è responsabile della terra e allo stesso tempo anche di tutti gli animali che vi si trovano.
Al  momento della creazione del mondo, D’ ha creato l’uomo dopo aver creato il più
piccolo moscerino, e questo al fine di evitare che l’uomo potesse dire di essere stato lui a creare l’animale. Se comprendiamo la nostra responsabilità e il nostro ruolo nella gestione della terra, allora tutta la terra funzionerà a perfezione.
Cosa vediamo oggi? Da un lato accumuliamo i lingotti d’oro nelle banche e
verifichiamo tutti i giorni, di generazione in generazione, che non ne manchino. Dall’altro vediamo uomini, donne e bambini che muoiono di fame. In quest’ultimo caso, ci rivoltiamo contro D’, chiedendoci come Egli possa permettere una cosa simile.
In questo caso D’ ci risponderebbe: “Ho creato questa Terra per voi, ve ne ho donato la gestione e potete usufruirne. Se osserverete i miei precetti tutti vivranno bene, in una pace fraterna; avete il libero arbitrio e potete scegliere di non seguire i miei precetti, ma ne subirete le conseguenze”.

 

L’ARCA DELL’ALLEANZA

 

L’Arca dell’Alleanza sormontata da due cherubini. Cosa rappresenta questa cassaforte e cosa si trova nel suo interno? Innanzitutto, bisogna sapere che l’Arca dell’Alleanza era composta di tre scatole: la scatola esterna, di legno di shitim (acacia), era ricoperta d’oro; al suo interno c’era un’altra scatola di legno di shittim grezzo e una terza scatola di legno di shitim ricoperta d’oro. Una domanda sorge spontanea: perché tre scatole di cui due d’oro e una di legno grezzo? Forse non avevamo oro a sufficienza a quell’epoca per confezionarle tutte e tre in oro? Certo che sì! Rav Shimshon Raffael Hirsh e altri eminenti Maestri ci spiegano che il legno grezzo rappresenta l’Uomo. Un’espressione tipica dice che “il legno grezzo non muore mai”, cioè che non finisce mai di stagionare: il legno delle nostre porte, delle nostre  finestre, dei nostri mobili, anche quelli più antichi, resta flessibile ed elastico, e reagisce alle temperature esterne: allo stesso modo, l’Uomo ha la possibilità di evolvere continuamente, di migliorarsi e di comprendere lo scopo e la destinazione della sua vita. Per fare questo lavoro su se stessi, è necessario comprendere cosa c’è all’interno dell’Arca. All’interno dell’Arca dell’Alleanza si trovavano le Tavole della Legge, ossia i Dieci Comandamenti. Questi Dieci Comandamenti sono divisi in due parti: cinque comandamenti riguardano l’uomo nei confronti di D’ e cinque comandamenti riguardano l’uomo nei confronti dell’uomo. Rav Hirsh ci insegna che, quando i Dieci Comandamenti sono osservati, queste due pietre formano un cubo, figura geometrica perfetta. Se osserviamo i comandamenti che riguardano il nostro rapporto nei confronti di D’, abbiamo una relazione “verticale”. Le nostre preghiere costanti e quotidiane e le nostre richieste permanenti a D’, la nostra presenza nei luoghi di preghiera, sono azioni lodevoli; ma, se dopo aver pregato ed essere stati in comunione con D’, torniamo alla nostra vita profana e compiamo azioni fraudolente, spogliamo il nostro vicino, o molto spesso continuiamo anche solo ad ignorarlo, allora queste Tavole della Legge non possono ricongiungersi l’una all’altra e non formano più una unità.
Se, d’altra parte, abbiamo la preoccupazione costante di conservare la nostra amicizia e di rispettare il nostro prossimo, se ci prendiamo cura di una relazione “orizzontale” ad ogni costo e dimentichiamo di andare nei luoghi di preghiera e d’implorare D’, anche in questo caso queste Tavole della Legge non possono formare un cubo perfetto.
Per comprendere questo splendido “marchingegno” che sono i Dieci Comandamenti, D’ ci ha donato la Torah. La Torah è un po’ come il “manuale d’istruzioni” che ci guida “alla messa in moto”, ossia alla messa in  pratica, di questi Dieci Comandamenti.
Anche la Torah, donata a Mosè sul Monte Sinai, si trovava nell’Arca dell’Alleanza al fine di custodirla e trasmetterla.
Soltanto se studiamo e cerchiamo di comprendere l’insegnamento della Torah, potremo essere oro esteriore e oro interiore come l’Arca dell’Alleanza, e, soltanto allora i due Cherubini, uomo e donna, potranno guardarsi l’un l’altro con amore.
Che si constati come D’ ci abbia guidato ancora una volta  alla comprensione dei suoi “disegni”: rappresentandoci i due Cherubini sull’Arca dell’Alleanza come maschio e femmina, Egli ci indica qual è la coppia autorizzata e indispensabile al corretto funzionamento del mondo.

 

L’ALTARE DELL’OFFERTA DEI PROFUMI

 

L’altare dei profumi era situato al centro, fra la Menorah e la Tavola dei pani di proposizione.
Ogni giorno il Cohen offriva su quest’altare undici profumi accuratamente mescolati.
Fra questi undici profumi ce n’era uno che emanava cattivo odore. Sorprendente, vero?
Perché uno dei profumi che D’ ci ha comandato di offrire esalava cattivo odore?
I nostri Maestri ci insegnano che questi undici profumi rappresentavano le undici tribù d’Israele e il Cohen rappresentava la dodicesima tribù mancante. Eravamo dunque tutti riuniti in questa offerta. D’ , chiedendoci che questo cattivo odore fosse presente, ci mostra che Egli era già al corrente del fatto che nel nostro popolo ci sarebbero state pecore smarrite, e ci ha imposto, affinché questa offerta fosse accetta, che questo profumo sia mescolato agli altri: in questo modo Egli vuole farci prendere coscienza che abbiamo una responsabilità collettiva e che tocca a ciascuno di noi ricondurre all’ovile, per quanto possibile, queste pecore smarrite,  per quanto grande possa essere stato il loro allontanamento.
È dunque importante comprendere che dobbiamo trovare un giusto equilibrio
fra la vita materiale di tutti i giorni (Tavola dei Pani di Proposizione) e la vita spirituale (Menorah). Affinché possiamo situarci nel mezzo, come l’Altare dei Profumi, dobbiamo evidentemente comprendere ciò che si trova di fronte ad esso, dietro al velo, e cioè l’insegnamento della Torah.
Da tutto questo è facile dedurre quanto grande fosse la responsabilità dei Cohanim (Sacerdoti), incaricati del funzionamento interno del Tempio e della trasmissione delle nostre offerte: essi in effetti erano in relazione costante con la presenza divina. Le loro responsabilità erano tali che il cohen che avesse dimenticato anche solo di lavarsi i piedi o le mani prima di compiere qualunque azione all’interno nel Tempio, era passibile di morte entro l’anno, secondo una decisione divina e non umana. Il popolo conosceva la responsabilità dei Cohanim e non aspirava a prenderne il posto. Anche i Leviti avevano un duro incarico: innanzitutto dovevano aiutare i Cohanim nella loro preparazione e, soprattutto, si occupavano della liturgia del Tempio. Oltre mille coristi, oltre cento trombe d’argento, decine di arpe, di liuti, cembali ed numerosi altri strumenti…questa musica era indispensabile all’offerta dei sacrifici nel Tempio.
In Israele, gli abitanti di Gerusalemme erano incaricati dell’accoglienza dei pellegrini, delle mikvaoth (bagni rituali) e di tutta l’infrastruttura alberghiera. Ciascuno aveva il suo ruolo, il suo posto, la propria responsabilità e nessuno aspirava a prendere il posto dell’altro. Ricordiamoci che all’epoca del Tempio le religioni che conosciamo oggi non esistevano. All’epoca, eravamo legati al D’ unico, come la radice della parola “religione” precisa: legare e non dividere, come avviene oggi. Questa gerarchia che D’ ha stabilito, Cohen, Levi, Israele e le Nazioni, è una gerarchia di responsabilità e non di superiorità.
Tutte queste considerazioni faranno sì che forse noi oggi avremo compreso il
bisogno indispensabile della ricostruzione del terzo Tempio, affinché questo luogo ridiventi il luogo da cui scaturisce la luce per il popolo Ebraico e per le Nazioni, come dice il profeta Isaia (56,7):
“E questo terzo Tempio sarà un luogo di preghiera e di pace per tutte le Nazioni”.

 

Jean Mark Rosenfeld è il presidente della sezione-Europa dell'Istituto del Tempio:

da molti anni spende tutte le sue forze per diffondere nel mondo, anche in mezzo ai non-ebrei, la conoscenza del Tempio di Gerusalemme.

Per chi volesse contattarlo:

temple-europe@012.net.il

http://www.templeinstitute.org/main.htm

 

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