MALATTIE E GUARIGIONE secondo la KABBALAH
La malattia é una delle più dure prove della vita.
Secondo la Kabbalah tutte le malattie hanno origine in un problema di natura spirituale.Esse manifestano all'esterno, mediante il linguaggio del corpo, uno squilibrio a livello dell'anima. La malattia in questo senso ha un ruolo educativo mirato alla rimozione delle scorie accumulate nel tempo.
Secondo il Sefer Yetzira ad ogni organo fisico corrisponde un piano spirituale dell'anima umana. Riparando dunque la radice spirituale apportiamo di conseguenza guarigione all'organo corrispondente. In questo senso il processo di guarigione fisica ha un ruolo messianico, in quanto la spiritualità dovrà abitare completamente la materia e trasformare ogni cellula del nostro corpo in luce!
CAUSE DELLA MALATTIA
Secondo il grande Maestro hassidico Rabbi Nachman di Breslav, la tristezza e la mancanza di fede sono l'origine di tutte le malattie.
La tristezza é l'esilio della Presenza Divina.
Tutte le malattie che si abbattono sull'uomo, tutte provengono dalla degradazione della gioia. La degradazione della gioia proviene da una distorsione del canto profondo (nigun) dei ritmi vitali (defikim). Quando la gioia e il canto sono guastati, rovinati, la malattia s'impossessa dell'uomo. La gioia è un grande rimedio. Si tratta di trovare un solo punto positivo che ci renda gioiosi e attaccarcisi”
(Rabbi Nachman di Breslev)
Chagall
Rambam (Maimonide) faceva notare che il malato, sul quale s'invoca la guarigione dal cielo, si dice holé in ebraico. Ora questo vocabolo deriva dalla radice hallal che significa “buco”, “vuoto”, o ancora “che non c'è più”. Avendo la natura orrore del vuoto, un secondo stato viene ad installarsi nel corpo del holé, stato che durerà quanto durerà la malattia. Allo stesso tempo hol significa “profano”, che vuol dire il contrario di kadosh, “Santo”. Ha ugualmente il senso di vuoto. Vuoto di cosa? Vuoto di santità, risponde Rambam (Virya)
RIMEDI
I Maestri ci indicano che i rimedi che permettono all'uomo di ritrovare la salute spirituale e fisica sono la preghiera, la Teshuva (il pentimento) e la Tsedaka (la carità) permettono la guarigione.
Quando la preghiera é esaudita, tutti i dottori cadono, poiché non si ha bisogno di alcuna medicina. Tutti i medicamenti sono composti d'erbe. Ogni erba riceve il suo potere specifico da una stella o da una costellazione particolare. Ecco cosa hanno detto i nostri Maestri: “Non esiste un solo filo d'erba al quale una stella o una costellazione non doni la sua forza e non dica: germoglia!”. Ognuna di queste stelle e costellazioni riceve a sua volta il suo potere da una forza superiore, la quale si alimenta di qualcosa di ancora più elevato; é tutto é alimentato dagli angeli superiori...essi allo stesso tempo ricevono il loro potere da ciò che si trova al di sopra di essi. “Un alto funzionario é controllato da un superiore” (Eccl. 5,7). Alla fine tutto ciò proviene dalla radice di ogni cosa, la Parola di D', così com'è scritto: “Con la Parola dell'Eterno furono formati i cieli, con il soffio della Sua bocca, tutte le sue schiere” (Sal 33,6).
E' per questa ragione che colui che è capace di pregare non ha più bisogno di medicine. Poiché la preghiera é la Parola di D', che é la radice di tutto...
Questo é il senso del versetto: “Voi servirete unicamente l'Eterno vostro D'; e Lui benedirà il tuo cibo e la tua bevanda, e allontanerò da te qualunque flagello” (Es 23,25). Il servizio di cui si parla qui é la preghiera. “Voi servirete”, allora D' benedirà il cibo e la bevanda, al fine di allontanare la malattia. Questo dev'essere inteso così: vi porterà la guarigione per mezzo del cibo e della bevanda; essendo tutto benedetto dalla radice unica che é la Parola divina, o la preghiera, il cibo e le bevande dispongono potenzialmente dunque dello stesso potere terapeutico delle medicine. Le distinzioni fra i diversi poteri, che conferiscono a tale pianta un effetto curativo, o tal altra un effetto del tutto differente, non esistono che quaggiù. Nella radice superiore, che é la Parola divina, tutto é UNO, e non esiste distinzione fra il cibo, le bevande o le erbe. Così colui che é a contatto con questa radice per mezzo della preghiera é capace di attirare questi poteri guaritori fino nel proprio cibo e nella sua bevanda.
(Rabbi Nachman di Breslev)
Il legame fra malattia e parola é sottolineata anche dal Hafetz Haim: «Le malattie vengono al mondo a causa della maldicenza e del pettegolezzo (lashon hara) ».
La parola refuà può venir divisa in due: or peh = Luce della bocca. Ciò significa
che il controllo della lingua diventa importantissimo per chi è ammalato, poichè dalla qualità delle sue espressioni si definisce la rapidità dei processi di guarigione. Questo verso lo conferma : “ishlakh dvaro ve irpaem” = “manderà la Sua parola e li guarirà” Quanto più le nostre parole saranno simili alle Sue tanto più presto arriverà la guarigione.
(Nadav Crivelli)
Rabbi Nachman e gli hassidim propongono come rimedio alle sofferenze corporali il canto e la danza.
È da notare che le parole mahala (malattia), mahol (danza) e mehillà (perdono) hanno la stessa radice. Nella danza, vissuta come preghiera, l'essere umano riscatta se stesso, purificandosi dalla malattia e dalle cause emotive che l'hanno generata. Terapia completa di corpo e anima, la danza sacra permette di ritrovare il proprio centro, la propria forza vitale e la connessione con lo spirito.
(Daniela Abravanel, “Il segreto dell'alfabeto ebraico”)
Per coloro che non avessero raggiunto questo grado di fede e di unione con D' che possa essere espressa mediante una preghiera ardente capace di trasformare persino le nostre condizioni fisiche, la Torah prescrive l'uso delle erbe curative e delle medicine.
Rambam (Maimonide: medico, filosofo e glorioso commentatore della Mishna) vede nella malattia un'interruzione del processo biologico normale, interruzione che può essere voluta dall'Alto, ma la volontà divina non é in ogni caso quella di diffondere le malattie, altrimenti non avrebbe messo a disposizione dell'uomo erbe medicinali e altri rimedi curativi. Rambam consiglia a scopo preventivo di condurre una vita sana, evitando l'assunzione di qualunque sostanza che possa nuocere all'organismo.
LA MALATTIA DEL GIUSTO
Se nell'uomo ordinario la malattia ha un ruolo “purificativo” ed educativo, nel caso dei Tzadikim le malattie fisiche acquisiscono un significato diverso, di riparazione delle colpe della sua generazione. È scritto infatti: « I giusti si ammalano per espiare le colpe del mondo.»
Rabbi Nachman malato disse: “Ho ricevuto dei medicamenti, e bevuto della Chinina. In Cina (khine=quinine=Cina) ci sono degli eretici assoluti, che proclamano che non c'è né giudizio né giudice. Altre droghe provengono da altri luoghi, ciascuna di esse caricata della propria impronta d'eresia. Quando tutte queste sostanze penetrano nel mio corpo, qualcosa si produce in me...”
Il suo discepolo Nathan, così spiega queste parole del suo Maestro: “Era ovvio che questa sostanza penetrava nel suo corpo, affinché questa precisa eresia fosse sconfitta, e la stessa cosa valeva per le altre medicine-droghe”.
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