Il velo di fine tessuto, olio su tela, 155x90 cm
Disse rabbi Yose : chi è la bella vergine che non ha occhi, il cui corpo è segreto eppure svelato, svelato al mattino e segreto durante il giorno, e che s’adorna di monili che non esistono? (la Torah) è per così dire, come una bella e nobile fanciulla che si nasconde nelle segrete del suo Palazzo, e ha un amante, che nessuno conosce all’infuori di lei. Per via dell’amore che le porta, quest’ultimo passa in continuazione davanti alla porta della fanciulla e vaga inquieto con lo sguardo. Lei sa che egli è sempre lì nei pressi della sua
dimora, e allora cosa fa? Apre di appena uno spiraglio la sua segreta nel palazzo, mostra il viso all’amato, consapevole che è per suo amore che la fanciulla gli si svela, anche solo per un istante.
Così è per la Torah, che dischiude i suoi segreti più riposti solo a colui che l’ama (:..) si rivela fuggevolmente e così facendo attizza l’amore che il suo amante le porta. Così è la Torah; sappi inoltre che all’inizio, quando comincia a rivelarsi a qualcuno, essa gli porge delle allusioni. Se l’uomo capisce e riconosce, bene. Altrimenti lo manda a chiamare, lo apostrofa come “novizio” e poi dice ai suoi messi: “Dite a quell’ignorante di venire qui a conversare con me, come sta scritto: Chi è novizio venga qui (Pr 9,4)”. Quando questi si presenta, la Torah prende a parlargli, dapprima da dietro il paramento ch’essa dispiega per lui intorno alle proprie parole, di modo che esse siano a sua misura (PSHAT). Piano piano egli vede sempre di più: questa è la cosiddetta drashah. Dopo di che la Torah comincia a parlargli dietro un telo di fine tessuto, usando enigmi e parabole, vale a dire haggadah. Quando finalmente l’uomo può dirsi in confidenza con la Torah, allora e solo allora questa si espone con lui a tu per tu, e conversa con lui dei segreti più inaccessibili e di tutte le vie misteriose riposte nel cuore di lei da tempo immemorabile (SOD). Allora quell’uomo è un vero adepto della Torah, che può dirsi “signore della casa”, giacché essa ha svelato a lui tutti i propri segreti, senza trattenere né occultare nulla (…) allora egli si rende conto che davvero alle parole della Torah è inammissibile aggiungere o togliere alcunché, nemmeno un segno o un carattere.
(Zohar, II 94b-99b)
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