Ghematria e mistica del linguaggio

Le più recenti scoperte scientifiche forniscono prove in laboratorio di ciò che i kabbalisti dichiarano da alcuni millenni, e cioè che il linguaggio umano, le parole, il suono e le frequenze vibratorie possano influenzare, modificare e addirittura riprogrammare il codice genetico presente nell'essere umano e influire, tramite esso, sulle altre forme di vita animale, vegetale, minerale, subatomica e interstellare.

Israèl è il popolo del “libro”, o meglio della “Parola” e, come tale, ha sviluppato al proprio interno una mistica del linguaggio, chiamata Kabbalah.

Secondo la Bibbia ebraica D-o1 crea tutto mediante la Sua Parola.

La parola è all’origine di tutto ciò che esiste.

Secondo la Kabbalah ebraica il testo della Torah così com’è scritto e ci viene tramandato, non è nient’altro che l’ultima tappa di un progressivo processo di “materializzazione” della Torah eterna e increata che il Verbo divino compie nel suo discendere verso gli uomini; la Parola di D-o cioè si restringe, si veste del linguaggio umano affinché possa essere udita e compresa. Dunque a partire dal testo sacro, è possibile ripercorrere il cammino all’inverso: a partire dalle parole è possibile risalire alla loro sorgente primigenia.

In effetti, ciò che distingue l’uomo da tutte le altre creature e che lo rende allo stesso tempo simile al suo Creatore è appunto la “parola”.

Per questa ragione l’ebreo religioso è sottomesso ad una mole indicibile di rigidissime regole che concernono un uso santo della lingua: con le parole che pronunciamo costruiamo o distruggiamo mondi.

La parola umana ci rivela, ci comunica e trasmette il pensiero per mezzo di codici linguistici costituiti dall’infinita combinazione di suoni-base che vengono associati ad elementi grafici quali le lettere dell’alfabeto. Il suono della voce, l’inchiostro e la carta diventano i supporti materiali mediante i quali le informazioni del linguaggio vengono trasmesse; le lettere dell’alfabeto, sotto forma di molecole d'aria compressa in onde sonore o sotto forma di simboli grafici, sono i veicoli del viaggio, che permettono cioè lo spostamento spazio-temporale del messaggio.

La tradizione ebraica considera le lettere della lingua santa, l’ebraico (lingua madre da cui derivano le altre lingue2), non come semplici elementi di comunicazione semantica o come astratti strumenti di calcolo matematico, ma come le tracce delle realtà superiori da cui provengono, e attraverso le quali è possibile risalire alla loro sorgente suprema.

In questo modo le lettere, veicoli di energia divina, diventano per il kaballista vere icone di contemplazione mistica, e l’atto stesso di scriverle imita l’atto creatore di Colui che tutto ha creato mediante di esse.

I Maestri si accostano al testo Sacro con una metodologia simile a quella che gli scienziati adottano per analizzare la materia: ogni parola viene ingrandita come per mezzo di una lente al fine di analizzarne la forma e struttura interna. Le parole sono come geni di un cromosoma estratto da una cellula del corpo della Torah. Per il kabbalista le lettere dell’alfabeto ebraico sono i veri mattoni per mezzo dei quali

D-o ha creato l’universo in ogni sua parte e trovano il loro corrispondente nelle particelle subatomiche che compongono la materia.

Entrando così in ogni singola parola, a partire dal più piccolo segno, i Maestri riescono ad estrarre tesori inimmaginabili e a comprendere le leggi che governano la materia, le galassie e tutti i mondi.

La Kabbalah è una scienza mistica, e come ogni scienza che si rispetti, si avvale anch'essa dell'applicazione rigorosissima di tecniche alfabetico-numeriche al testo ebraico della Torah, come la ghemàtria, la temurà e il notàrikon: la lingua ebraica non possiede segni grafici numerici; le lettere dell'alfabeto ebraico sono considerate esse stesse come cifre. In questo senso, ogni lettera è una cifra e una parola, oltre ad essere la somma di più lettere, è anche una somma numerica di cifre separate. Ogni associazione di lettere dà vita ad una nuova cifra, in questo modo la Torah offre di sé sia una lettura “letterale”, secondo il senso del linguaggio, sia una lettura “numerica” in codice.

Uno dei criteri fondamentali su cui si basano le tecniche di calcolo kabbalistico, è che fra due parole che hanno lo stesso valore numerico esista una profonda analogia anche sul piano mistico: in questo modo, parole completamente diverse fra loro, vengono messe in relazione alfabetica o numerica.

 

Breve introduzione alla Ghematriala e tabella di corrispondenze numeriche delle lettere ebraiche

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1 Il Nome di D-o viene scritto in forma difettiva per ricordare a chi legge la proibizione biblica di pronunciare il suo Nome invano.

2 La Torah ci narra che l'umanità in origine possedeva una lingua unica, letteralmente una «lingua UNA e parole uniformi» (Bereshìt 11,1); dopo la costruzione della torre di Bavèl, è scritto che Hashèm disperse gli uomini e confuse le loro lingue affinchè ciascuno non comprendesse la lingua dell'altro (Bereshìt 11,7): la tradizione orale ci insegna che questa lingua UNA era la lingua santa, l'ebraico, ed essa venne suddivisa nelle 70 lingue delle 70 nazioni della terra.

 

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