Coscienza, Morte e Immortalità

COSCIENZA, MORTE E IMMORTALITA’

secondo la teoresi Doriana.

Di Giuseppe Dore

Lo stato transeunte della vita umana ha rappresentato da sempre un importante fomento alla speculazione concettuale, non solo filosofica, sulla Vita e segnatamente sulla Morte.

Amore e Morte, come afferma intuitivamente Norman Brown, sono legati. Ma, secondo questo autore, il termine Amore cioè “A-mors” vuol dire mancanza di Morte, che, come vedremo in seguito, non corrisponde necessariamente al vero. Anzi, vedremo che tale credo è stato fonte di una delle aporie più pervasive del pensiero umano, mai affrontate logicamente. Infatti, seguitando tale storica aporia, dovremo aspettarci che dove c’è l’amore non ci dovrebbe essere la Morte e viceversa. Inoltre, per rendere il quadro ancora più vasto ed interessante, nel Cantico dei cantici, mirabile poema d’amore nuziale della bibbia ebraico-cristiana, si afferma che l’amore e la Morte detengono la medesima forza fondamentale. Perciò, stabilito quanto appena menzionato, da subito vedremo quale sorta di “dialogo sacro” invece sussiste fra questi due aspetti essenziali dell’esistenza, nonché di questi con la vita, e scopriremo così facendo un nuovo significato della Morte, al di là di quel concetto e quella dimensione che da sempre attanaglia l’uomo. Il tutto emergerà in concomitanza di una disamina attenta nei confronti di peculiari entità immanenti che, giocoforza, prefigureranno scenari di schietto tenore trascendente, come la reincarnazione, l’immortalità ecc.

Per di più addiverremo anche ad una sintesi logica di quanto verrà argomentato, attraverso una specifica espressione quali-quantitativa, ossia una prima formula matematica, che seppur integreremo in futuri approfondimenti della Psiconeuroanalisi e specialmente del proprio teorema di Realtà ossia la Psicofisica, risulta per ora alquanto utile nella propria intrinseca forza esplicativa e semplicità morfologica. Inoltre, scopriremo originali descrizioni dell’esistenza sotto l’aspetto geometrico-analitico nonché trascendentale-fisico-matematico. Tutto questo risulterà talmente eloquente da far risaltare, inevitabilmente, che l’idea ossessiva di un Nulla connesso alla Morte sia una mera irrazionalità e/o invenzione dell’Ego Umano.

Quindi, stante quanto anzidetto, prima di tutto è bene fare la seguente e generale constatazione, che consiste nel denominare il Creato come l’Esistente Diacronico. Infatti, ciò che esiste rappresenta, ovviamente, anche ciò che noi, in qualche modo, percepiamo, ossia il cosiddetto Tempo Presente del qui ed ora. Quest’ultimo si palesa come un qualcosa di tangibile o comunque un icastico quid che naturalmente, in uno specifico processo evolutivo, arriva a costituire la Realtà. Tanto è vero che anche la scienza ufficiale si occupa di ciò che l’occhio non vede ma che determina dei chiari effetti sul mondo. Quindi, non tutto ciò che è visibile conclude il presente anzidetto ma, per converso, si può definire in tale modo, tutto ciò che influenza il nostro stato del momento, sia indirettamente che direttamente.

Orbene, procedendo ulteriormente e accostando il concetto di esistenza appena menzionato all’aspetto tanatologico della Realtà stessa, si potrebbe anche definire la Morte come quella funzione naturale che Cancella l’esistenza nel Tempo. Ossia la Morte può essere paragonata ad una sorta di processo connaturato destruente, indovato a un tempo in ciò che poco prima invece era costruente, poiché il vivere, l’esserci significa in qualche modo, avere un effetto, un potenziale di azione. La Morte levando l’effetto e il potenziale suddetto, si qualifica principalmente in un puro atto del cancellare. Possiamo definire l’atto costruente, del mettere, ossia l’ hic et nunc, come il vitale, mentre l’atto destruente, evolutivo o del levare, come il Morire. Tutto questo, naturalmente, in termini generali senza la necessità di entrare, per capirci, in ulteriori dettagli.

E’ interessante vedere adesso, in questa ottica specifica, cioè olistica, come anche la vita umana si può illustrare, idealmente, in queste condizioni appena espresse del concetto del mettere e levare. Ovviamente, ora il fine è quello di indagare se nel nostro seno esistenziale è rinvenibile l’espressione, in ogni attimo diveniente, di un concetto di legge degli opposti che possa darci ulteriori delucidazioni di cosa c’è al di là della vita umana e, soprattutto, se sia possibile stabilire una formula evocativa per il concetto di esistenza.

Ossia una sorta di rappresentazione sintetica, come detto sopra, idealmente matematica.

Dopo questa premessa necessaria, iniziamo ora a costruire un diagramma (vedi grafici n.1/A,B,C) di un essere umano nel proprio ciclo vitale: l’essere umano trova l’abbrivio concreto in un puntino che simboleggia lo zigote originario, poi segue un neonato in culla, quindi, in successione, l’ infante, l’adolescente, il giovane adulto, l’adulto maturo che lavora, l’anziano, il vecchio col bastone e ovviamente, in conclusione del ciclo vitale, il Morto. Questa è la storia stilizzata dell’uomo, il ciclo dell’esistenza entro una mirabile parabola. Il punto più elevato in questa parabola della vita umana, sarà dato dall’età di mezzo, cioè dai 40-45 anni, che rappresentano idealmente l’apice di tutte le prestazioni psicologiche e fisiche. Ma a questo punto interroghiamo questo tipo di raffigurazione, secondo quanto stabilito precedentemente, cioè sia secondo la legge della vita sia secondo la legge degli opposti, cioè del mettere e del levare. Quindi, agevolmente, osserviamo che ogni fase che possiamo, in qualche modo, considerare di questo grafico non è sostanzialmente rinvenibile altro che un punto di Realtà, che possiamo astrattamente stabilire, di volta in volta, in base alle nostre intenzioni concettuali del momento. Supponiamo di scegliere l’età di mezzo, ossia sempre i 40-45 anni, come punto del Presente, che chiameremo P. Se questo è il punto del Presente da noi ora fissato, va da sé che tutte le fasi precedenti sono state superate, ovvero sono state inesorabilmente cancellate, e se sono state cancellate è in azione un qualcosa che già poc’anzi abbiamo definito come l’atto della Morte, poiché solo la vis tanatologica opera Metamorfosi dell’esistente.

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Più prosaicamente possiamo dire che, per esempio, quando ci si trova nell’età adulta vuole significare che le fasi passate di adolescente, fanciullo, neonato ecc., sono state completamente soppresse come punti attuali dell’umana bios, onde esserci compiutamente nei plurimi atti presenti del divenire. Quindi, il soggetto esaminato nel punto P, è un ente vivente umano che si trova al di là della fase immediatamente precedente, quindi è ora in tale punto P, con lui tutto l’intero Presente, e così l’intero vivente nel proprio atto del mettere, mentre l’atto del levare lo ha già, inevitabilmente, investito.

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Ogni fase che possiamo considerare di tutte queste offerte dal grafico è sempre un raggiungimento, reso inesorabilmente possibile per cancellazione di quella che poco prima era presente. Quindi vuol dire, in altri termini, che ogni qualvolta si considera un qualcosa dell’esistente che si trova in un certo attimo, per antonomasia a quell’attimo si è arrivati perché ciò che prima sussisteva nel Tempo, ora non ha più ragione d’essere.

Che significa tutto questo?

Semplicemente, che l’atto Presente costruente è sempre avanti all’atto del levare, quindi la vita, cioè il qui ed ora, è sempre un po’ oltre la Morte. Ma questo vuol dire anche, per converso, che la vita può procedere inesorabile perché la Morte le permette costantemente di camminare, dal momento che diacronicamente la cancella da ovunque si trovasse ancorata poco prima. Quindi ci sono due forze: una che disancora, quindi elimina, l’altra invece che si ancora altrove, sempre racchiuso, il tutto in esame, in un Presente evolvente strutturato. Quindi la Morte si occupa sempre, ed efficacemente, del qui ed ora del Presente evolvente o altrimenti definibile meglio quest’ultimo, sotto un altro profilo, come la Coscienza che sussiste nell’Attimo Presente.

Visto in quest’ottica, se andiamo a considerare non più i termini mediani, ma i termini estremi del grafico, troviamo, ad esempio, a sinistra del grafico che l’uomo esiste semplicemente perché, prima che diventi bambino, era una cellula speciale, lo zigote, ma tale cellula viene a trasformarsi spontaneamente in bambino perché è sempre la Morte che ha eliminato lo zigote. Ma anche allo stadio di zigote, l’uomo esiste, cioè è zigote, perché è sempre la Morte che ha permesso tutto, cioè ha cancellato i due gameti sessuali di partenza. Intendiamo così, a questo punto dell’argomentazione, che la nostra esistenza e fattibile grazie alla vis destruente della Morte che levando il costrutto inerziale della Realtà, permette il presente dinamico immediato, ossia l’Essere Presente Universale. Tale creativa dialettica temporale, stabilita tra queste due dimensioni opposte e fusionali della Realtà, si rende facilmente realizzabile in merito alla integrale “cognizione senziente” dell’una nei confronti della complementare e viceversa. Codesta “cognizione” è alla base della reciproca forza di sintesi operante nell’esistente.

Perciò ribadiamo il seguente concetto, cioè che se è sempre la Morte che cancella ciò che siamo stati e permette alla vita di procedere oltre, quest’ultima cioè la vita, necessariamente, si ritrova a procedere nel Tempo solamente perché la Morte la libera dalle catene del reale che poco prima Informavano l’esistente Presente.

Andiamo ora all’estrema destra del ciclo parabolico della vita, cioè all’atto ultimo del grafico. L’uomo ora è vecchio e la Morte elimina la vecchiaia uccidendo, ma, se l’uomo cade ucciso ovviamente è cadavere e l’Ente Vitale, allora, è andato oltre. Quindi, considerando e ribadendo quest’ultimo atto del grafico, si perviene spontaneamente alla constatazione che è grazie alla Morte, come si evince anche nella fase iniziale del ciclo, che noi siamo vivi, perché è lei che permette al nostro Potenziale Animatore di perseverare dentro la materia organica. Nell’atto finale, invece, il corpo resta indietro e qualcosa è andata oltre, poiché il lavoro della Morte qui non si è arrestato, ma al contrario ha proceduto uguale e invariato, così come in tutte le altre fasi. Quindi, abbiamo ottenuto un suggestivo racconto che parla dell’Essere in toni fenomenologicamente cangianti e sottili, in cui e possibile intravedere che la nostra Intima Verità supera la materia.

Se questo tipo di quadro lo volessimo disporre in un’equazione, potremo fare così: chiameremo la Forza Vitale Fv e la diamo uguale ad 1 quanto in valore alla Forza Mortale Fm, che risulta essere sempre inversamente proporzionale di ben 180 gradi (principio minimale della legge degli opposti)

Fv = 1/ Fm

Questa espressione, tradotta in termini qualitativi, è la formula dell’Esistenza o altrimenti dell’AMORE.

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Questa formula dell’esistenza è ovviamente disposta a 180° poiché viene a dirci che tanto più la forza della vita è data per intera nella propria Inerziale Struttura Presente, tanto più la Morte-Movimento, naturalmente, viene ad essere assente in potenza e viceversa. Ogni Presente di Realtà è così! Quindi ogni presente è l’1 della vita, ma dall’altra parte a 180° abbiamo l’ 1 della Morte. Quindi, se ogni fase dell’esistenza è relata alla Tensione Generativa degli opposti a 180°, questo vuol dire che ogni attimo Presente è la sintesi di ciò che leva e ciò che mette. Ecco perché la si può definire anche come l’equazione dell’Amore. Cioè, la natura tutta è come un amplesso profondo degli opposti-complementari, di cui sopra abbiamo appreso meglio, come abbiamo visto, la loro qualità espressiva. Inoltre tali opposti fondamentali permettono il Tempo Fisico mediante la loro Costante e Asimmetrica relazione per la sintesi della Realtà. Mentre a livello Umano, l’Unità resa dagli elati opposti e complementari Uomo-Donna, sussunti nei precedenti universali, stabiliscono il Tempo Biologico e quindi dello Spirito. Ovvero, detto sotto un altro aspetto, il Tempo è il processo manifesto degli opposti nella sintesi della Coscienza Umana ed Universale. Coscienza che sta in un raccordo speciale con il Tempo, in quanto si concretizza ontologicamente Simmetrica ed Epicrona per eccellenza, ossia al di là del Tempo stesso. Inoltre, la Coscienza mediante la propria azione volitiva, oltre ad indurre una saliente modulazione di interazione negli stessi opposti-complementari da cui è stata generata, effettua pure, di conseguenza, una spiccata azione creativa ed armonizzante della Realtà e del Tempo. Infatti, desidero sottolineare che sarebbero gli opposti primordiali, mediante il loro dialogo asimmetrico, a rendere il Tempo Lineare-Monodirezionale, nonché composito. Quanto detto è, inoltre, anche l’analisi contenutistica dell’istante. La nostra vita non è altro che un amplificazione in scala dell’istante, e tutti noi sappiamo oramai dalla scienza qual’è il nome dell’istante primordiale. Esso, come è noto, si chiama Big Bang.

La nostra vita, desidero ricordare, è, in base alla teoria Psicofisica e Psiconeuroanalitica del sottoscritto, una ricapitolazione tautologica del Big Bang, anch’esso convertibile in una pregnante e totipotente legge degli opposti, da cui emana tutta la Realtà cosmica con le proprie costanti fisico-matematiche. Ma tutto questo, per il momento, esula dagli scopi di questo articolo. Invece,

un altro modo di esaminare il precedente ciclo umano dell’esistenza, è quello di immaginarci di osservare il fenomeno da una prospettiva privilegiata, cioè dall’alto come fossimo il Creatore.

Da questo punto di vista osserveremo che il punto di partenza, cioè lo zigote, rappresenta il momento iniziale come fosse, astrattamente, un Punto Geometrico, ma frutto della fusione degli opposti-complementari quali sono i due gameti genitoriali. In questo stadio, ove si ha l’incipit della Coscienza entro il tempo individuale degli opposti, la tensione generativa polarizzata è nella propria massima espressione secondo la specificità delle due istanze sessuali di partenza. Ora, essendo come un punto geometrico la condizione del nuovo individuo è quella della relativa Immobilità Locale, cioè dove lo zigote si è impiantato nell’utero materno, là resta. Ma, con il procedere dello sviluppo si arriverà, ancora dentro l’utero, alla formazione del feto e così ai primi movimenti intrauterini che idealmente descriveranno, sempre geometricamente, una serie di spire e conseguentemente differenti cerchi di diametro crescente sino ad un massimo stabilito dai confini dell’utero stesso, comunque alquanto ridotto come circonferenza.

Dalla nascita in poi, con la maturazione progressiva dell’individuo nelle varie fasi esistenziali, quali l’infanzia, la fanciullezza, l’adolescenza, la prima maturità e quindi la fase adulta di ideale funzionamento massimale, attorno ai 40-45 anni circa, la sequela delle spire e quindi la grandezza

delle corrispondenti circonferenze cresce ancora, proporzionalmente, sino alla maggiore sempre appartenente ai corrispondenti 40-45 anni di età.

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Da questo punto, prende l’avvio il processo opposto ove le spire descriveranno, secondo le diverse età che si succederanno sino alla Morte finale, una sorta di implosione, sempre spiraliforme, con restringimento regressivo delle circonferenze correlate.

Tale processo proseguirà col fine di arrivare ad una sorta di secondo punto geometrico che rappresenterà fenomenologicamente il momento della dipartita stessa. Quanto appena descritto, se lo riportassimo in un grafico (vedi grafici n.2/ A,B) visto, come già detto, dall’alto avremo che i due punti citati, rispettivamente dello zigote-concepimento e del decesso, che si troveranno sovrapposti nel centro di una circonferenza che segna il climax della dimensione vitale individuale dal punto di vista psicofisico. Ossia, la circonferenza massima segnata dall’età dei 40-45 anni è la risultante, da una parte, dello spazio fisico idealmente percorribile nel pieno della maturità delle forze, e dall’altra dell’espansione concettuale della mente e/o della grandezza della ricchezza psico-spirituale anch’essa relata alla maggiore espressione funzionale mente-corpo dell’età sopraddetta.

grafico2bQuesto punto di massima grandezza esistenziale corrisponde anche all’inizio del processo opposto, cioè dell’involuzione progressiva verso il punto della Morte finale. Lo spazio fisico comunque, ha un ruolo secondario se paragonato alla grandezza espressiva della mente, dal momento che il proprio specifico cerchio massimo è un traguardo maggiormente raggiungibile dalle persone le quali oggigiorno possono, ad esempio, utilizzare gli stessi mezzi di spostamento per giungere ai medesimi luoghi del globo. Ciò invece risulta alquanto più arduo all’interno della mente, dal momento che le differenze inter-individuali risultano più salienti. Ora di questo cerchio massimo, essendo una specifica figura geometrica, possiamo stabilirne i relativi parametri strutturali. Infatti, se noi sappiamo che la circonferenza è data da due Pi greco per raggio, e per raggio diamo come valore l’unità, avremo che la circonferenza sarà due Pi greco, cioè 360 gradi. Ma allora se con due Pi greco abbiamo l’intera circonferenza, con un solo Pi greco avremo 180 gradi, cioè un emi-circonferenza o detto in altre parole la legge degli opposti-complementari. Quindi, il Pi Greco 3,14 equivale alla Legge degli Opposti. L’esistenza perciò si inscrive, allora, entro uno speciale Pi greco che non è più solamente una costante matematica, ma, secondo questo nuovo modo di vedere, anche fisico-biologica nonché psico-spirituale. Altra costante naturale che intesse una fondamentale connessione con il Pi greco è la Proporzione Aurea Phi, che partecipa ad una ulteriore elaborazione di sintesi della legge degli opposti Universali ed ha, inoltre, un maggiore peso creativo nell’immanente. Mentre il Pi greco, essendo come noto un numero decimale irrazionale e trascendente, detiene una maggiore attinenza con la Funzione di Sorgente Infinita della realtà. Ovvero, definendo meglio il rapporto necessario che sussiste tra la polarità ancora Simmetrica del Pi greco e la Rottura di Simmetria data da Phi, possiamo dire, (vedi diagramma n.3), che uno dei punti del continuum trascendente dell’Essere Eterno rappresentato dal Pi greco nostrano, palesa una germinale rottura specifica di simmetria, ossia l’asimmetria della proporzione Aurea, dando origine, mediante Interazione Moltiplicativa, alla nascita dell’Uno, cioè al Nostro Universo.

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Inoltre, il medesimo schema, in scala, descrive la sintesi di ogni ente-uno differenziato in natura, compreso l’essere Umano, che in ogni istante della propria esistenza avrà, di conseguenza, un incremento del proprio gradiente informativo essenziale. Anche da quest’ultima constatazione è agevole arguire che, necessariamente, questo cumulo di Logos esistenziale sussista ancora dopo il trapasso, mediante, essendo per il momento fuori dagli opposti, una Forma Potenziale della Coscienza. Per di più l’essere Umano, tanto maggiormente approssimerà, mediante la propria costituzione polare, la legge naturale Phi tanto più elevato sarà il gradiente di Coscienza, nonché l’analogia alle forze creative primigenie. Sottolineo inoltre che il polo dinamico di Phi, ossia l’atto del cancellare nell’equazione dell’esistenza, è rappresentato dalla distinta minore proporzione matematica di 0.618, chiamata dal sottoscritto Principio Maschile della Realtà. Mentre l’altro polo complementare di Phi, cioè quello strutturale o dell’atto del mettere nell’equazione dell’esistenza, è rappresentato dalla costante, ovvero maggiore proporzione matematica di 1,618 chiamata, sempre dal sottoscritto, Principio Femminile della Realtà. Comunque, per il momento desidero fermarmi a questo punto sulle costanti delle origini e rimandare, questo delicato argomento, come già anzidetto, ad un contesto espositivo più appropriato. Mentre mi preme sottolineare, tornando a quanto detto sopra sulla circonferenza dell’esistenza, che ogni intervento di conoscenza che incrementi la dimensione della mente e dello spirito, accresce anche questo cerchio massimo dell’esistenza, ovvero il Pi greco corrispondente, ed allontana il momento del decesso. Per converso, invece, ogni turba che limiti la psiche o riduce la coscienza umana, determina una contrattura del cerchio massimo della esistenza e anticipa il punto del trapasso. Si ricorda, inoltre, che quest’ultimo momento dell’uomo è il punto in cui l’umano Pi greco conclude il proprio lavoro evolutivo specifico di ogni soggetto. Ora è interessante osservare come il punto dell’esordio della vita, in cui la tensione degli opposti si trova al massimo e stabilisce l’Incarnarsi della Coscienza individuale nel tempo, si trovi a 180 gradi dal punto opposto del trapasso ove gli opposti e quindi l’esistenza individuale viene ad estinguersi, e la Coscienza individuale a Disincarnarsi per procedere oltre, come già abbiamo detto precedentemente. Inoltre, anche da questa rappresentazione è arguibile che la Coscienza può conoscere, cioè pensare, solamente se entra nel Tempo, che come oramai sappiamo è dato dalla relazione asimmetrica degli opposti-complementari. Mentre il momento del trapasso è la naturale conseguenza dell’estinzione degli opposti e della concomitante fine del tempo individuale. Se il ciclo dell’esistenza che abbiamo descritto dall’alto, lo considerassimo invece da un’altra prospettiva, cioè visto di fronte e in 3D, avremo due coni sovrapposti (vedi diagramma n.4) nel punto di cerchio massimo dell’esistenza o detto altrimenti della realizzazione del Pi greco relativo all’individuo umano preso in esame. I due coni, possiamo indicarli come l’uno l’antitesi funzionale dell’altro. In cui nel primo cono, che va dal concepimento sino al cerchio massimo dell’esistenza, si decreta un evidente ascesa della differenziazione mentale e somatica con un incremento di volume di Realtà espressa progressivamente dall’unità psicofisica in esame. Mentre nel secondo cono, che va dal cerchio massimo sino al decesso, si registra apparentemente il processo opposto di quanto manifesto nel precedente. Infatti, ciò che avviene è che seppur per tutto l’itinerario dell’esistenza il gradiente di Coscienza si accresce progressivamente, una volta giunti al momento del cerchio massimo dei 40-45 anni, prende inizio la progressiva estinzione degli opposti e perciò la possibilità, per l’individuo, di essere Attore di Realtà e quindi Pensiero di Conoscenza. Mentre dal concepimento al cerchio massimo dell’esistenza, la Coscienza esprime sempre più la possibilità di intervento nella Realtà dal momento che ancora l’intensità degli opposti asimmetrici del Tempo lo permettono.

Quindi nei due coni si passa da un primo di effettivo stato di Atto Senziente ad un secondo di Potenziale Senziente, dove il punto del trapasso nonostante indichi, paradossalmente, il massimo grado di Coscienza individuale, viene a mancare la possibilità di esprimersi nella Realtà stessa. In altri termini, i due coni sarebbero gli opposti e complementari materia-energia ovvero onda-particella, già descritti nell’ambito della microfisica. Tutto questo inscrivibile, idealmente, in una sorta di grande inspirazione ed espirazione del ciclico respiro del vivente, mediante un flusso Toroidale dell’energia. Invece se li descrivessimo, astrattamente, in due dimensioni si avrebbero due triangoli equilateri che formano assieme un rombo, ovvero un ottaedro in 3D, ma se sovrapposti uno sull’altro a 180 gradi, perché opposti-complementari quindi fusionali, questi triangoli darebbero la notoria stella di David.

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Quindi, questa stella-simbolo riassume graficamente quanto detto di essenziale sulla Vita, sulla Morte, sul Tempo e sulla Coscienza.

Se di tutte le figure geometriche sinora considerate, ne dessimo una definizione per formula dei loro parametri costitutivi specialmente in 3D, troveremo che le canoniche formule geometriche-matematiche diverrebbero semanticamente altro, cioè leggi dimensionali dell’esistenza e della mente umana. Infatti, ad esempio, il cerchio massimo dell’esistenza diverrebbe una sfera con la propria formula per il volume data da:

V=4/3 Pi greco × r al cubo

mentre il volume del cono è dato da:

V= Pi greco x r al quadrato x altezza; il tutto quindi fratto 3

Queste semplici relazioni, seguendo le inferenze anzidette, sono così divenute descrizioni non più di un mondo astratto, ma addirittura modalità quali-quantitative utili nell’interpretare per altre forme, la nostra stessa natura esistenziale.

Infatti ad una vita umana più ricca in pensiero e consapevole di se medesima, daremo intuitivamente dei volumi, come sopra, più rappresentativi della presenza umana nella realtà. Invece, all’opposto stati di patologia psichica e/o restrizioni di varia origine costringeranno il volume dell’esistenza in uno spazio più angusto, con le ovvie conseguenze negative di vissuto, di durata e di presenza nel mondo.

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DOMANDE E CONSIDERAZIONI

Quanto segue è stato tratto, con delle dovute riconsiderazioni, dal lungo ciclo di lezioni svolte dal sottoscritto sulla Psicofisica e la Psiconeuroanalisi. Fra i plurimi argomenti trattati vi è stato, infatti, anche quello sugli aspetti immanenti e trascendenti del trapasso ove gli astanti, mediante i loro quesiti e le loro considerazioni, hanno permesso un ulteriore approfondimento di quanto detto sopra. Di seguito perciò viene esposto quanto emerso di utile da quegli incontri, onde rendere più completo e, credo, più interessante ai lettori l’oggetto della presente trattazione.

Dep.Antonello P.: Questa formula degli opposti-complementari esiste veramente?

Dott. Dore: E’ nata per spontanea inferenza logica. Come avete visto si è trasformato il 180° della legge degli opposti, in formula matematica. Quest’ultima è una sorta di prima sintesi non solamente dell’intera nostra vita, ma anche di tutto ciò che esiste nel Tempo. Tutto ciò che sussiste, perciò, passa per questa formula! Inoltre se pensiamo con la giusta attenzione non solo al punto di partenza, ma specialmente al punto di arrivo del grafico, si esclude che la Morte sia Reale. Infatti, alla partenza si apprende che la cancellazione da parte della Morte delle due cellule gametiche, opposte e complementari, dei genitori ha sortito la nascita del neo-individuo sotto forma di zigote. Mentre all’arrivo il comportamento sempre della Morte si conserva talmente invariato da suggerire un logico al di là della Coscienza vitale. In altri termini, si mantiene valido che niente si crea e niente si distrugge ma tutto si trasforma, onde incrementare lo stato di Coscienza superna.

Dott.ssa Marina D’.: La natura della Morte che è stata presentata sottolinea il valore del cambiamento per la consapevolezza umana. La natura di quanto detto passa per la logica ma anche per il linguaggio. Mi chiedevo quanto quest’ultimo possa favorire o meno la nostra capacità di realizzare disamine ad hoc della Realtà. Infatti ho letto un articolo sulle Scienze che diceva, in sintesi,che le lingue sono determinanti anche nella evoluzione dei nostri concetti mentali. Si faceva l’esempio di questa ragazzina e del proprio linguaggio che permetteva di stabilire con precisione le varie direzioni spaziali, perciò, chiedendole dove fosse il Nord, il Sud o l’ Est, lei era capacissima di orientarsi direttamente, senza sbagliare, mentre, se lo si chiedeva ad un docente universitario di geografia, presentava delle serie difficoltà. In tale articolo si faceva la comparazione del lessico dei vari linguaggi dei popoli e si faceva intendere come, a seconda della ricchezza semantica del linguaggio, ci fossero, più o meno, le competenze per orientarsi nello spazio. Che ne pensi?

 Dott. Dore: Questa osservazione è intelligente perché giustapposta! Il linguaggio di ogni popolo, infatti, esprime simbolicamente, tra le tante cose, anche le esperienze di quel popolo con il proprio modo di interpretare la Realtà che esso ha dovuto elaborare per sopravvivere ed evolvere nel Tempo. Quindi, non è peregrina l’osservazione che in base al linguaggio utilizzato, cioè in altri termini, in base alla diversa Realtà esperita si assumano differenti competenze psichiche e/o attitudinali specifiche per ogni etnia. Quindi la risposta è affermativa, cioè il linguaggio utilizzato da ognuno è uno strumento determinante nella riflessione umana in ogni ambito e quindi anche dello stato di Coscienza detenuto.

Dott.ssa Marina D’.: Secondo il grafico del ciclo della vita, il Tempo va in una sola direzione. E’ possibile una visione del Tempo al contrario?

Dott. Dore: Una visione sì! Un fatto No! E’ intrinsecamente contro natura. Tralasciando, ovviamente, ogni considerazione sull’antimateria. L’equazione parla chiaro del perché. Se il Tempo al contrario può esistere, in questo cosmo, è ad una sola condizione. Quella situazione cioè in cui l’universo si trovi in una fase d’implosione terminale. Quindi, dopo una fase d’espansione ci sarà una fase d’ arresto e poi di riprecipitazione nella fase originaria. Perché questo?

Perché lo fa anche il nostro corpo. Questo corpo, ha una fase di ascesa, raggiunge l’apice segue una fase di discesa, quindi poi si disgrega. Ma prima di disgregarsi, mantiene una sorta di fase di fermo. Quando uno è cadavere non è che si decompone nell’immediato ma resta inizialmente in una fase di lento cedimento. Ricordate che l’uomo è la sintesi tautologica di ciò che avviene a livello cosmico, quindi l’universo deve crescere, raggiungere l’apice, poi decresce,la famosa curva del ciclo della vita, quindi stazionare e poi ri-cadere in se stesso. Inoltre, potremo aggiungere ché: Poiché la durata di vita degli elementi atomici supera la possibilità di sviluppo del cosmo, questo fatto suggerirebbe che il mondo deve essere pronto ad un nuovo rimbalzo. Ci sono degli scarti tra la durata di certi elementi e quanto l’ universo invece potrebbe vivere. Le cose sono due, o chi ha fatto l’universo ha sprecato un po’ di energia nel fare qualcosa che supera l’ universo stesso o forse l’universo non finisce il suo ciclo esistenziale in una sola volta. Pensate ad un Big Bang che riparta una seconda volta, esso avrà degli opposti-complementari lievemente meno intensi di quelli che hanno caratterizzato il nostro cosmo.

Dott. Massimo L.: Avendo studiato la Psiconeuroanalisi per tanti anni vorrei aggiungere, umilmente, ancora qualcosa a quanto è stato detto sinora. Innanzitutto, la Formula anzidetta la trovo bellissima, poiché sintetizza l’essenza stessa dell’esistenza. Fa vedere come la forza vitale è proprio l’inverso, a 180°, della forza Mortale. Racchiude compiutamente il significato della Realtà. Quindi la vita è e rimane tale perché la Morte in realtà non c’è, non è il nulla ma al contrario rappresenta il principio anti-inerziale quindi, lo ripeto, metamorfico della natura. In altri termini la Morte viene essenzialmente riassorbita dentro il concetto stesso di esistenza creativa. Il significato magico della formula è questo. Quindi, la vecchia idea del nhil Morte certium, dovremo accoglierla con piacere e non più come dolore esistenziale.

Dott. Dore: Esattamente; Inoltre abbiamo trovato l’irremovibile concetto di Tempo asimmetrico lineare, dove una delle descrizioni più semplici ed interessanti siamo noi, o meglio la lettura del nostro DNA durante la vita. Voi avete mai visto un essere umano che riesca a ripercorrere fasi precedenti della propria esistenza? In altre parole, avete mai visto, per esempio, un uomo di quarant’anni che torna biologicamente ai propri trent’anni? Ecco! Questa è una delle tante evidenze del Tempo-unilaterale.

Dep. Antonello P.: Se l’evoluzione della vita è questa e se la Morte alimenta la vita, come abbiamo osservato nel grafico! Allora, alla fine del ciclo dell’esistenza, che cosa è che va oltre, cioè cosa prende Fm e dove lo traghetta?

Dott. Dore: ! Il viaggio di conoscenza che stiamo affrontando è appena agli inizi. Perciò rimandiamo al futuro la risposta per il doppio quesito interessante che hai posto. Quello che per ora mi preme farvi capire è il singolare comportamento della Morte alla fine del ciclo della vita. Ossia, se la Morte non smette mai di eseguire il proprio specifico compito, cioè quello di spingere la vita in avanti, vuol dire che l’essenza dell’esistenza non finisce qui ove noi ci troviamo.

Dep. Antonello P.: Raccontaci, per favore, qualcosa in più del momento finale.

Dott. Dore: Quello che avanzava nel ciclo vitale, è un principio animato che si auto-organizza, che respira se volete, chiamato esistenza. E’ intuitivo che quando arrivi alla fine questa entità vivente, per rendersi sempre come esistenza, dovrà nuovamente reinvestire, ad esempio, altra materia. Perciò, a questo punto viene ad imporsi, spontaneamente, il messaggio sulla reincarnazione. Senza questo tipo di possibilità vuol dire che niente esisterebbe. Ma le due forze, come sappiamo, lavorano sempre di concerto. Quello che noi chiamiamo momento del trapasso, in realtà è solamente un’altra esistenza, che pensata dal nostro momento di Realtà può essere definita, come annuncia il vecchio testamento, sheol.

Dott.ssa Marina D’.: Ma allora, stante quanto appena detto, volevo chiedere: siccome la materia per organizzarsi dovrà necessariamente essere re-informata, quando l’essenza umana passa oltre da questo primo ciclo, da dove viene presa questa nuova informazione?

Dott. Dore: Per affrontare in maniera esaustiva la domanda appena posta, sarebbe stato meglio avere già fatto la lezione sulla terza componente che invece sarà argomento delle prossime lezioni. Perciò e come dirvi che ancora manca la concezione di cosa intende la Psiconeuroanalisi e la Psicofisica per Coscienza. Si può comunque anticipare affermando che essa rappresenta l’elemento primo e fondante la Realtà, che incrementa il proprio gradiente di campo man mano che l’esistenza avanza nel tempo. Essa si alimenta della sintesi degli opposti, ed è intimamente creatrice e senziente dell’intera realtà esistenziale. Ogni qualvolta si passi da un ciclo all’altro, il seguente incorpora nel proprio campo di Coscienza lo stato energetico vivente del ciclo precedente, nonché di tutti gli altri pregressi.

Quindi, il nuovo qui ed ora dell’esistenza viene ad essere differenziato sempre più da una ingente ricchezza informativa che sarà, invariabilmente, giustapposto al punto corrispondente di Realtà. Dal momento che il campo di Coscienza è operativamente logico, e gli atomi nella loro unità rappresentano degli stati contenuti di Coscienza, ma sempre Tempo-correlati, sarà naturale aspettarsi che legami fisico-logici fra questi elementi daranno forma a quegli agglomerati per creare nuovi mondi e nuovi fatti.

Pres. Salvatore F.: La qualità epicronica della Coscienza è assiomatica?

Dott. Dore: Sì. Lo stato di atemporalità della Coscienza è conseguenza della sintesi-Tempo degli opposti-complementari primieri. Quindi, la condizione escatologica del creato si realizza compiutamente con il raggiungimento dell’equipollenza tra la Realtà e il plafond di campo Coscienziale corrispondente. Si ricorda, inoltre, che l’azione della Coscienza nella Realtà si realizza mediante il Pensiero, cioè con l’interazione e modulazione della Coscienza stessa delle forze polari del Tempo.

Dott. Massimo L.: Scusate se interrompo. Il concetto espresso poc’anzi si riflette anche a livello del campo esistenziale di Planck, cioè dove ci sono le fluttuazioni quantistiche dell’energia, quindi di quelle forze che stabiliscono il modo di come la materia e l’energia si organizzano stocasticamente. In realtà quello che abbiamo visto nella formula iniziale, ricade là dentro. L’atomo è formato da elementi molto più piccoli, e questi si richiamano fra loro poiché sussiste una forza ad hoc per questo. Ossia è presente un campo d’informazione basilare che richiama le fluttuazioni dell’energia quantistica, che a sua volta richiama le particelle che si aggregano fra di loro e che costituiscono l’atomo. Quindi l’atomo richiama un altro atomo e così si forma la materia, che dal micro mondo arriverà al macro.

Dep. Antonello P.: Non so voi, ma io desidero restare più sull’elementare. E’ interessante il peculiare percorso dell’esistenza che stiamo approfondendo, dove la Morte, da tutti sempre temuta e odiata, col proprio incessante operare offre l’evoluzione della Coscienza. E’ questo un cambiamento di prospettiva alquanto importante. Già sapere ciò rende più liberi e felici. Non parliamo, inoltre, del fascino che detiene il sapere che sussista anche un certo dopo…

Dott.ssa Marina D’.: Noi che diamo sempre tanta importanza alla nostra vita e ci sembra che sia tutto finito lì, che tutte le opportunità svaniscano. Invece no!

Dep. Antonello P.: Chiedo: se si interrompe il ciclo per cause accidentali, esempio una malattia, un incidente automobilistico ecc., cosa ti succede?

 Dott. Dore: Stai indietro nel gradiente di Coscienza.

Dep. Antonello P.: Ma devi per forza concluderlo? Un limite di percorso esiste?

 Dott. Dore: Idealmente, sarebbe meglio sempre concludere il ciclo, per trarre da ogni esistenza il grado maior di Coscienza umana. Diversamente si determina una sorta di minor esistenziale, quando non solo si interrompe il ciclo ma anche quando è vissuto senza un investimento nella mente e nello spirito. Comunque l’essere umano non solo ha la capacità di accorciare il ciclo, ma anche di intensificarlo ed allungarlo. Ad esempio, se si incontra nella vita la persona giusta, un padre spirituale ecc., questo fatto accelera quello che invece nelle precedenti fasi hai perso. Questa è la magica legge che regola il mondo. In altre parole, l’Universo passa tante volte dentro la propria legge.

Dep. Antonello P.: Mi chiedevo come lavora la Morte che cancella tra le diverse fasi del ciclo, lasciando perdere per il momento gli estremi del grafico, cioè in che termini consiste il cancellare?

Dott. Dore: Si cancella nel senso che la nuova unità esistenziale raggiunta, ha un metabolismo, un fare, un essere alternativo al precedente. Infatti, nella parte ascendente della parabola del ciclo della vita umana, l’azione degli opposti racchiusi nella formula dell’esistenza è molto più celere di quella espressa nella parte discendente della parabola stessa. Con un climax di tensione-azione degli opposti nello stadio di zigote e via via decrescendo nel proseguo dell’esistenza. Rimane, comunque, una continuità di memoria tra le varie fasi, nonostante cambi il tipo di potenziale generante degli opposti . Tant’è vero che l’adulto fa cose diverse dal bambino e così il vecchio dall’adulto.

Dott. Mario P.: Ciò che fa apprezzare questa figura del ciclo dell’esistenza è anche l’ estrema instabilità del momento presente, come di un qualcosa proteso subito nel futuro.

Dott. Dore: E’ un presente dinamico, frutto cumulativo della somma degli attimi che ci caratterizzano, e che nel diverso tempo di decadimento permettono alla nostra percezione di realizzare la nostra corporietà. Se, fantasticando, questi attimi avessero avuto tutti la stessa durata degli opposti dello stato quantico fondamentale e accadessero all’unisono, i nostri cinque sensi non avrebbero realizzato la funzione di cogliere la nostra dimensione materiale. Ossia saremo stati invisibili a noi stessi, e tra di noi. Da questo pensiero di fantasia possiamo farci un’idea di quanto l’attimo sia fugace, ma comunque esistente.

Dott. Mario P.: Infatti, mi ha dato l’impressione di qualcosa che viene proiettata subito in avanti, una quantità talmente piccola da essere quasi inconcepibile.

Dott. Massimo L.: Troviamo, perennemente, come nella Realtà esistono due forze. Sono due forze fisiche, due forze logiche, una che mette e l’altra che leva.

Dott. Dore: Si osserva, infatti, che tanto si presentano fisiche e logiche, ciò che levano, è altamente sovrapponibile a ciò che mettono. Pensiamo a che livello si compenetrano e integrano. E’ mirabile il grado reciproco d’informazione e di tenuta che hanno le due forze. Ciò che cancellano è l’intero essere e ciò che ripresentano è l’intero essere ancora. Possiamo interpretarlo una sorta di teletrasporto della pura informazione esistenziale.

Dott. MassimoL.: Ogni istante stiamo morendo per risorgere un’ altra volta.

Dott. Dore: Bravo! E’ come l’araba fenice.

Ora, tutto questo, ci fa capire che necessariamente il fondo del mondo deve avere, come suo principio, la vivacità energetica cioè il dinamismo. Non c’è stasi, la Morte come il nulla è una vera illusione, non esiste.

Dott.ssa Marina D’.: Moriremo in questa vita per risorgere in un altra.

Dott. Dore: Per essere sempre più Coscienti!

Dott.ssa Marina D’.: Bellissimo! dà un senso pervasivo e razionale alla fede.

Dep. Antonello P.: Il dopo è uguale per tutti o cambia in base alla qualità della vita?

Dott. Dore: I due quesiti offrono soluzioni reali entrambi. Il dopo, comunque, è alquanto sensibile alla qualità della precedente esistenza ovvero gradiente di Coscienza che ci caratterizzava poco prima di andare. La Natura, fondamentalmente, conosce tutti i propri rigagnoli evolutivi che portano, invariabilmente, ad un unico principio metafisico…ossia, l’1 vivente.

Dott. Mario P.: E’ anche alquanto importante arrivare a cogliere profondamente il momento presente, per poter vedere e sentire questo cosmo che vive.

Dott. Dore: Il concetto di presente è ovviamente abbastanza elastico, come dire, può allungarsi e restringersi in base alle nostre considerazioni. Se noi andiamo a vedere il presente in termini di quantità di materia, chi è che non conosce, che ne so, che gli atomi di Cesare si trovano ancora nell’aria che respiriamo. Quindi, in questo senso, il presente arriva sino all’antica Roma. Se invece noi pensiamo al presente in termini di raffinata concezione totalizzante di una sensazione avuta sul mondo, è talmente circoscritto che diventa quasi indescrivibile ed inenarrabile. Tutto questo comunque non esclude che il presente è fondamentalmente anche l’intero cosmo, che a sua volta e costituito dagli istanti umani, perché popolato da unità pensanti come enti altamente differenziati. Semplicemente per questo.

Chi esclude l’unità pensante può dirti che tutto è uno ma, necessariamente, non comprende perché l’Uno ha bisogno di queste differenziazioni. Siccome esiste la differenziazione, per forza deve esistere il processo e quindi il perché del come si arrivi ad essere differenziati. E’ perciò alquanto ovvio che la natura deve usare un meccanismo per creare questo. Il Tempo serve per questo.

Molti dicono che il Tempo non esiste, ma è un grande errore. Il Tempo esiste, solo che può non esistere solo se si detiene una concezione molto astratta. Infatti, si è riusciti trasformarlo, come abbiamo visto in una precedente lezione, in pura logica. Arrivare a dire che il Tempo è pretta logica lo ha reso, mediante un peculiare ragionamento, anche puro pensiero. Perciò chiamarlo Tempo è solo una questione di visione dal basso; chiamarlo logica è quando lo si esamina dall’alto dell’astrazione. Tutto questo è per dire, alla fine, che anche la vita, che è un processo del Tempo, deve poter essere giustificata in termini logici. Inoltre se una cosa è logica, deve essere informazione e quindi abbiamo oramai chiaro a che punto l’informazione regna nell’esistenza. Altrimenti, l’esistenza è una sorta di dinamismo tra perdere l’informazione e acquistarla. Dov’è la fonte di questa informazione?

E’ ora naturale attenderci, come abbiamo già affermato, che solo mediante il campo della Coscienza si genera questa informazione. La Coscienza è la necessità assoluta per il continuum del mondo.

Dott. Mario P.: Tra la Morte e l’incarnazione successiva non ci dovrebbe essere alcuno iato, è sempre tutto immediato.

Dott. Dore: La Natura non conosce soluzioni di continuità, non c’è lo iato, non c’è taglio. Come fa un essere vivente ad essere interrotto! Sarebbe non vivente perché diviso. Infatti, avendo dedotto che l’esistenza continua anche dopo la fine del ciclo della vita umana, abbiamo trovato la prova che la continuità dell’essere è la verità. Mentre il finito non è altro che uno stato di un certo grado di differenziazione di un qui ed ora esistenziale, che opera incessantemente per l’ascesa del campo di Coscienza.

Dott. Mario P.: Diciamo allora che stiamo continuamente viaggiando nell’evoluzione del nostro corpo.

Dott. Dore: Esattamente. Come l’Universo.

Volevo parlare ancora della formula. Potete capire che essa, ovviamente, è una sorta di reciproco, cioè è concettualmente circolare. Perciò dipende da cosa vogliamo mettere noi come unità, o la vita o la Morte ma tutte e due sono unità. Tutte le volte che vai giù, dall’unità della vita, stai toccando la controparte, poiché sono informate istante per istante.

Dott. Massimo L.: Si toccano entro l’istante, per polarità complementari.

Dott. Dore: : In sintesi, la formula dell’esistenza racconta quanto segue:

  1. La Morte è ciò che aiuta necessariamente la vis, del qui ed ora, ad essere. L’intrinseco bene della Morte è arguibile anche dal fatto che nonostante essa possa presentarsi in maniera esplosiva e quantitativamente ingente, quindi eccessiva, pensiamo alle grandi guerre, alle epidemie ecc., la natura prosegue invariata il proprio modello esistenziale.

  1. L’esistenza è dove la Morte e la Fv s’incontrano nel presente; mentre quest’ultimo è, nel divenire, una progressiva sintesi cumulativa d’informazione, che rende il discreto momento di Realtà, complessivamente, sempre più differenziato e consapevole.

  1. Queste due forze, essendo matematicamente l’una il reciproco dell’altra, detengono una conoscenza vicendevole assoluta. Inoltre, rappresentando in scala un quantuum dell’intensità dell’interazione fusionale degli opposti Universali, rendono l’esistenza umana simile ad un breve sentiero con un ingresso ed un egresso obbligati e tra di loro con qualità a 180 gradi. Quindi per conseguire lo stato di Coscienza stabilito dalle leggi del peculiare organismo cosmico di cui siamo enti costitutivi essenziali, occorre reiterare necessariamente il passaggio del suddetto sentiero. Tale reiterazione può assumere diverse forme, quindi oltre a quella semplicistica del riciclo della medesima unità di Coscienza individuale nel Tempo, anche la modalità composita come ricostituzione esistenziale di unità originali di Coscienza.

  1. Tutto questo processo viene chiamato comunemente la vita umana che, in realtà, è un segmento dell’esistenza di un organismo più vasto, detto Cosmo nel mondo fisico;

  1. La fase iniziale dello zigote non è altro che ciò che ha permesso un incarnazione, quindi la morte di qualcos’altro, come ora è noto, deve essere per forza avvenuta in quel punto. Questo fa capire che tutti gli zigoti appartengono, quando collegati nella necessità dell’esistenza, ad un unico individuo se disposti nella stessa linea evolutiva. Quindi a monte di ognuno è rinvenibile uno specifico nucleo genetico-spirituale che raccoglie, a sua volta, uno specifico livello informativo precedente, interamente nostro per gradiente di Coscienza. Così è per tutti. La stessa cosa al capo opposto del ciclo dell’esistenza ti dice che la Morte manco in prossimità del momento finale arresta la propria azione. Questo è un chiaro segnale di un “altrove” per la nostra essenza vivente.

Dott. MassimoL.: E’ stato scoperto e concettualizzato, tra l’altro, il principio stesso del teletrasporto quantistico.

Dott.Dore: Abbiamo compreso che il teletrasporto quantistico è la pura Coscienza che detiene l’informazione adeguata da uno stadio a quello seguente. Tutto questo è paragonabile, come abbiamo già detto, alla notoria araba fenice che risorgeva, una volta distrutta, dalle proprie ceneri.

L’istante, fondamentalmente, è come l’araba fenice ma è anche la durata dell’universo finito, se paragonato all’infinito. Quindi noi siamo dettagli di un istante, siamo nanosecondi del secondo universale. Neanche l’universo è d’altronde così tanto grande.

Dep. Antonello P.: L’universo rapportato all’eternità?

Dott. Dore: Si chiama pure quest’ultima, secondo certe espressioni, megaverso o multiverso.

Dep. Antonello P.: Mentre dell’essere umano si è stabilito un tempo ideale di funzionamento psicofisico, cioè i 40-45 anni, dell’Universo vivente attualmente a che punto siamo?

Dott. Dore: Anche l’Universo sta vivendo oggi il proprio ideale funzionamento.

Dep. Antonello P.: Quindi è come che abbia 40-45 anni ?

Dott. Dore: Sì. L’Universo sta realizzando la cosiddetta Autopsicità.

Pres. Salvatore F.: Che sia a metà strada l’Universo è comprensibile dallo svelamento che stiamo assistendo sui principi che stanno alle radici della natura. Quindi, è ora il tempo dell’essere e dell’unità.

Dott. Dore: La conoscenza è un bene evolutivo irrinunciabile. E’ mediante di essa che possiamo attraversare degnamente anche lo sheol per ri-essere ancora.

Pres. Salvatore F.: E’ interessante vedere come gli opposti-complementari siano presenti anche nel famoso simbolo del Pi greco. Tale scoperta evidenzia la profondità che detengono gli opposti nell’ordine naturale. Ma ancora più suggestivo è sapere che il Pi greco trasporta la legge delle polarità di sicuro al di là del nostro Universo fisico, essendo, come detto sopra, irrazionale e trascendente.

Dott. Dore: Sì, il ruolo del Pi greco è quello di fare da cerniera vivente tra il nostro mondo fisico con le sue leggi, e il continuum meta-fisico sorgente del nostro Universo stesso. Inoltre, come abbiamo visto, partecipa intensamente alla costruzione dell’immanente, essendo la matrice potenziale ancora simmetrica dei seguenti opposti-complementari, che invece in raccordo asimmetrico ipostatizzeranno il Tempo Universale. Comunque, affronteremo nuovamente, in una situazione più adeguata, questi aspetti considerato che ci porterebbero inevitabilmente fuori dal tema oggetto dell’ approfondimento presente. Perciò, per il momento vi rimando alle mie lezioni che profusamente hanno già affrontato tali tematiche.

Dott. Dettori S.: La nuova concezione della Realtà che si va profilando, mediante l’originale geometria dell’esistenza, del Pi greco, dell’equazione dell’amore, di Phi, ecc., suggerisce con forza, anche in questa lezione, la sensazione che la vera presenza che persiste ovunque è quella del numinoso e dell’infinito di cui noi umani, comunque, ne rappresentiamo l’aspetto saliente ed irrinunciabile.

Dott. Dore: Lo scopo principale del creato è il conseguimento della piena Coscienza Esistenziale. Comunque e bene spiegare meglio anche quale valore speciale detiene il genere Umano entro la natura. Perciò, vorrei esporvi presentemente un certo ragionamento di tanti anni fa, intrinsecamente utile, in questo momento, per voi tutti. Orbene, pensiamo allora al fatto evidente che la condizione dell’uomo nella realtà si presenta limitata, naturalmente, sotto vari aspetti. Infatti possiamo notare, ad esempio, che esso non sa volare come gli uccelli e per questo ha creato, con la propria intelligenza, l’aeroplano. Inoltre non è tanto rapido negli spostamenti a piedi come tanti animali in natura, perciò ha inventato l’automobile. Oppure, non gode di una vista acuta come certi predatori, perciò ha realizzato strumenti come il binocolo e così via. Ora, dagli esempi appena citati si arguisce chiaramente che l’uomo adopera la propria creatività per concretizzare ciò che gli manca per natura. Quindi, si impegna incessantemente nella creazione di quanto gli occorre, onde superare i propri limiti naturali. Ma, seguitando ancora tale ragionamento e portandolo alle sue estreme conseguenze, è possibile constatare che anche l’uomo e stato creato dalla natura, quindi, diremo noi, da Dio. Ma allora questo vuole dire che anche il Creatore è intrinsecamente limitato come noi? Cioè come dire che la facoltà creativa è patognomonica di limitatezza, che vista in noi non suscita certamente alcuna preoccupazione, ma invece la suscita alquanto seriamente quando applicata a Dio. Perciò, se restassimo a questo stadio del ragionamento, ovviamente, si sarebbe creata una insana contraddizione logica che minerebbe inevitabilmente l’assolutezza del Santo Nome. E per diversi individui così è di certo, almeno sinché non venga resa la parte mancante e utile onde superare tale stato di palese empasse della ratio umana. Infatti, il sentiero risolutivo da seguire immediatamente col pensiero è dato dal riconoscere che se al Divino tutto appartiene, ed il Tutto unicamente di esso parla, anche l’Uomo è necessariamente Dio. Quindi è solamente in questo modo che non sussiste più la contraddizione anzidetta, che anzi, per converso, viene inevitabilmente a giustapporsi nello stagliare concettualmente quale nobile collocazione l’umanità detiene nella realtà dell’Essere.

Dott.essa Sabina B.: La scoperta dei due principi primordiali della Realtà, maschile e femminile, cosa potrebbero insegnarci?

Dott. Dore: Di certo, come primo aspetto, che il rapporto umano più importante, sotto ogni profilo, è quello tra l’Uomo e la Donna. Infatti, è questa relazione degli opposti, la più impegnativa da realizzare senza un certo livello di Coscienza, che stabilisce e misura il gradiente di sviluppo Etico dell’umanità. Ecco perché nel testo della Genesi di fronte a Dio si trovano Adamo ed Eva, cioè i due sessi per antonomasia. Questi ultimi sono nati principalmente l’uno per l’altro come sintetizza l’equazione dell’amore. Così, la più alta ricchezza psico-spirituale sta nell’incorporazione costante dell’opposto. Quindi, solo da questo può originare una buona famiglia e una giusta società.

Dott.essa Sabina B.: Puoi dire, per favore, qualcosa in più per spiegare meglio la specialità del rapporto di coppia?

Dott. Dore: Interpretando il fatto biblico che vede i due sessi di fronte al Creatore, viene da subito da pensare che nella coppia umana si celi di certo del sacro. Quindi, stando così le cose, andiamo a considerare dal punto di vista logico- naturalistico il rapporto Uomo-Donna e vediamo in che cosa differisce dagli altri per quantità e qualità.

Come primo elemento consideriamo il fattore relazionale Intimità, che stabilisce di certo quella condizione in cui un essere umano vive pienamente la propria Autenticità d’Essere psico-fisica. Ebbene, questa situazione è di sicuro maggiormente espressa e vissuta, senza entrare in particolari di agevole intendimento, nel rapporto di coppia.

Ancora, se pensiamo allo sconvolgimento determinato dall’Innamoramento sia nel cervello, come la scienza ha scoperto, che nello spirito, come da sempre le arti umane hanno osannato, non vi è alcun dubbio che ciò appartiene in maniera esclusiva all’incontro degli opposti.

Ed infine, come picco della unicità del significato e del valore universale della coppia, pensiamo alla Creazione della Vita cioè al momento del concepimento, in cui si evidenzia con forza che solamente l’Uomo e la Donna possono creare la vita.

Dott. GianFranco D.: Nel discorso anzidetto sul rapporto Uomo-Donna, che posizione hanno gli omosessuali?

Dott. Dore.: Anche un omosessuale deriva sempre, come un eterosessuale, dall’incontro di uno spermatozoo ed un ovulo, quindi la natura a livello fondamentale è altamente differenziata in Maschile-Femminile. Perciò, seppur gli omosessuali rappresentano e vivono il loro rapporto come individui omologhi, nella Realtà anche in loro si costituisce sempre un certo gradiente di bi-polo Maschio-Femmina, che ripresenta per sommi capi le medesime dinamiche relazionali della coppia eterosessuale. Comunque, meriterebbe un discorso più approfondito, che per il momento rimandiamo, del perché esista l’omosessualità e l’eterosessualità e che relazione interessante abbiano queste due condizioni con la differenziazione evolutiva dell’uomo.

Dott. Massimo L.: Come si è potuto stabilire l’equivalenza tra Fv ed il principio Femminile e Fm con il principio Maschile?

Dott. Dore: Uno dei modi più convincenti è quello genetico-cromosomico. Infatti, è noto che nella formazione del gamete femminile all’interno delle ovaie le due X sarebbero entrambe attive dando quindi, come risultato, ad una cellula di sicuro carattere femminile. Mentre, d’altro canto la differenziazione del gamete maschile vede, all’interno delle gonadi dell’Uomo, la disattivazione di entrambi i cromosomi sessuali, realizzando così una cellula di carattere maschile.

Ora, avendo di fronte quello che la natura intende per sesso, consideriamo le caratteristiche specifiche di queste due cellule a forte differenziazione sessuale. Quello che possiamo constatare è che la cellula uovo presenta un grande volume in materia, infatti è visibile anche ad occhio nudo, ed è ricca di sostanze nutritive, quindi strutturali cioè pro-forma. Detiene, inoltre, una certa stazionarietà inerziale vivendo, infatti, l’intero proprio ciclo esistenziale sempre all’interno del corpo umano che lo ha prodotto, cioè quello della Donna. Invece, la cellula maschile si presenta completamente a 180 gradi per tutte le caratteristiche anzidette per la cellula uovo. Quindi, abbiamo una cellula alquanto piccola in volume materiale, priva di sostanze nutritive di riserva, tutta movimento, cioè altamente dinamica e anti-inerziale, con la saliente caratteristica di essere formata in un corpo specifico, cioè quello maschile, ma di arrivare ad agire dentro quello femminile. Inoltre possiamo affermare che la consistenza delle due cellule gametiche, che danno la partenza alla esistenza mediante la loro fusione, è anch’essa a 180 gradi con la cellula uovo definibile “molle” e lo spermatozoo al contrario “duro”, infatti è quest’ultimo che penetra nella precedente, e non viceversa, per la nascita dell’individuo-zigote. Se le riportassimo in relazione con le forze del mettere e del levare, ovvero della forma e del movimento, non vi è alcun dubbio della rispettiva appartenenza alle due entità dell’equazione dell’Amore.

Vice-Pres. Maria I: Che concezione del Divino viene ad emergere dall’aver scoperto la profonda utilità e, possiamo dire, bellezza ontica della vis ferale?

Dott. Dore: Lasciare inviolata la storica connessione della morte con il Nulla e con la totale estinzione dell’Essere, potrebbe inficiare, ad una attenta riflessione logica, non solamente la Potenza del Creatore, ma addirittura la propria Sapienza ed Importanza. Infatti, se la Natura, come oggi è noto dalla scienza, ha impiegato nientemeno che degli eoni per creare e far evolvere le specie viventi, è implicito che la formazione della vita ha richiesto un incessante grande lavoro nonché uno sforzo sempre teso al futuro. Cioè, in altri termini plasmare la materia vivente è alquanto costato al Creatore, in termini di tempo, di investimento di risorse, di impegno ecc. Quindi, se Dio dopo tanto gravoso coinvolgimento realizzasse, mediante l’azione della morte, la totale eliminazione dell’Opus vivente, sarebbe inevitabile attribuirgli scarsa Intelligenza e Sapienza al punto tale da rasentare anche la stupidità. Quindi, si ingenera una sorta di seria antinomia nel voler credere in Dio, e nel contempo dare alla morte il grande potere di portare il vivente al nulla. Invece, avendo stabilito il vero ruolo della morte nella Realtà, si rende inequivocabile la dimensione del Creatore nonché la propria spontanea plenitudine.

Vice-Pres. Maria I.: Nel cono definito Potenziale Senziente il passaggio dall’atto dell’esistenza alla potenzialità della stessa, inizia nel cerchio massimo e progressivamente giunge al punto di integrale potenzialità dell’Essere (ove la Coscienza è di grado sì alto ma il Tempo è oramai cessato), dato dal momento del trapasso. Quindi, è come affermare che il decesso dipende dall’impossibilità della materia, oramai Apolare, di “afferrare” ancora la Coscienza?

Dott. Dore: Esattamente! La sintesi del Presente evolvente che permette alla Essenza Umana di perseverare nella Realtà, è data sempre dagli opposti asimmetrici Aurei in interazione moltiplicativa costante. Quindi, quando cesserà il Presente anzidetto si renderà necessaria, per natura, la Disincarnazione individuale. Inoltre dal momento che il Corpo arretra sempre allo Spirito, ciò che valica oltre è invariabilmente amnesico, non pensante ma costituzionalmente Logos.

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