Fishel Rabinowicz è un ebreo polacco che, a 16 anni, è stato arrestato dai tedeschi e ha passato quattro anni in diversi campi di lavoro e di sterminio nazisti. È stato liberato a Buchenwald dagli americani l'11 aprile 1945 dopo una lunga marcia della morte. A proposito di coincidenze di date e di numeri, proprio l'11 aprile (morte di Primo Levi)!
Dopo la liberazione e varie peripezie è finito a Locarno dove ha lavorato per molti anni come decoratore presso i grandi magazzini Innovazione.
Fishel Rabinowicz è portatore della cultura ebraica-askenazita, basata sullo studio approfondito della Torah e del Talmud. Lo studio di questi testi avveniva su vari livelli: quello letterale, quello morale, quello religioso, quello mistico. Quest'ultimo veniva effettuato cercando i significati in base allo studio dei numeri ricavati dalle lettere dell'alfabeto e in altri modi.
Più che per soddisfare un suo bisogno di misticismo o di superstizione, Fishel Rabinowicz applica questo modo di interpretare i testi come un linguaggio per esprimersi. Un linguaggio che proviene dal profondo della sua identità e della sua cultura.
Ognuno dei suoi quadri, opportunamente osservato e interpretato, apre allo spettatore tutto un vasto orizzonte di pensieri e di sensazioni. Qui di seguito vorrei soffermarmi su due opere che hanno lasciato in me una forte impressione.
Il testimone
Il primo s'intitola, credo, Il testimone e rappresenta la preghiera Shemà come una costruzione che sta crollando. Gli elementi della costruzione sono le lettere dell'alfabeto ebraico e dei quadratini che le rappresentano. Le lettere sembrano franare verso il basso scontrandosi con la prima lettera della preghiera che è scritta più in grande delle altre: anzi è proprio l'ultima lettera della preghiera che va ad affiancarla. Così si può leggere la parola “testimone”. E Rabinowicz afferma che lui dà testimonianza della Shoah. Quello che mi ha colpito è una analogia con la poesia Shema di Primo Levi. Anche lui raccoglie i pezzi della stessa preghiera che sembra crollata e li ricompone costruendo un nuovo testo di ferma testimonianza.
Shoah
Il secondo ha per titolo Shoah e a me sembra un quadro straordinario che mi si è impresso nella mente e nell'anima. Al centro del quadro sta la prima lettera della parola Shoah, e anche di Shin, una delle denominazioni dell'Altissimo. Il resto dello spazio è diviso verticalmente in due parti. Nella parte destra è rappresentato il testo del Kaddish. È il Kaddish che recitano le vittime entrando nella camera a gas. Dopo qualche frase non possono continuare perché il gas li ha colpiti e muoiono: per questo motivo le prime righe del testo sono scritte utilizzando le lettere dell'alfabeto, mentre in seguito, per le parole non più pronunciate, ogni grafema è sostituito e rappresentato da un piccolo triangolo. Nella parte sinistra del quadro è riprodotto, a specchio, tutto quello che sta sulla parte destra, ma qui le lettere e i triangoli sono ritagliati e restano vuoti, come il vuoto ed il nulla che annienta le vittime, ed attraverso di essi (come in una vetrata) traspare la luce. Le ultime due frasi però da questa parte sono di nuovo scritte con le lettere dell'alfabeto. L'artista non sa come interpretare queste ultime parole della preghiera e rilancia la domanda a chi osserva il quadro. Questo quadro non è appeso ad un muro ma sospeso nel vuoto. Sotto di esso è stata piazzata una piattaforma piena di ciottoli di ogni dimensione a simboleggiare le pietre che si posano sulle tombe. La lettera grande centrale, la prima della parola Shoah, è lacerata e un segmento (quello di mezzo) si e' staccato diventando il numero sei per ricordare i sei milioni. Il quadro con la preghiera interrotta procura una forte emozione e fa sentire con straordinaria immediatezza l'inenarrabile. Faccio molta fatica a distogliere pensiero da quest'opera.
Questo è quanto riesce captare una persona con una limitata conoscenza della cultura degli ebrei dell'Europa dell'Est. Chi possiede un bagaglio culturale maggiore sull'argomento potrà indubbiamente trovare nelle opere di Rabinowicz tanto materiale e nutrimento spirituale.
Riguardo alla forma estetica delle opere di Fishel Rabinowicz, penso che si tratti di una forma d'arte molto moderna. Non è un'arte “gridata”, a vederla a prima vista sembra quasi fredda, ma non appena ti avvicini ti si apre un grande orizzonte. I quadri sono molto belli, di una bellezza austera e semplice.
(Silvana Calvo http://www.silvanacalvo.ch/index.html)
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